#Stopcibofalso, Coldiretti avvia una petizione in difesa del vero Made in Italy

Continua il grande impegno di Coldiretti per tutelare il vero cibo italiano. Dopo l’ etichettatura per il grano duro, il latte, il riso, i derivati dal pomodoro, Coldiretti ha lanciato la nuova campagna #stopcibofalso una petizione indirizzata al Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani  e a quello della Commissione Agricoltura. l’irlandese Phil Hogan, per chiedere che i consumatori abbiano la possibilità di conoscere da dove arriva il cibo che trovano in tavola.

A rischio “fake” nel carrello della spesa – spiega Coldiretti – vi è un prodotto alimentare su quattro che non riporta obbligatoriamente l’origine in etichetta, dalle marmellate ai ragù ai sottoli, dal succo di frutta al pane fino al latte in polvere per bambini. L’ennesima  battaglia di civiltà per garantire una spesa critica è promossa in tutte le sedi territoriali e nei mercati di Campagna Amica luoghi di incontro privilegiato tra domanda di cibo sano e offerta di tipicità stagionale. In molti hanno firmato, in Veneto più di 8mila cittadini affinchè l’indicazione di provenienza contrasti quelle imitazioni che ogni anno sottraggono 60 miliardi di euro all’economia dell’Italia. Coldiretti ricorda che la sottoscrizione può avvenire anche sui social network #stopcibofalso.

La contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari tipici  costano all’intera filiera di produzione migliaia di posti di lavoro. Secondo Coldiretti, il fatturato del falso made in Italy solo nell’agroalimentare ha superato 60 miliardi di euro e la lotta al cibo “fake” nel piatto rappresenta ormai un’area di intervento prioritaria per recuperare risorse economiche utili al Paese e per generare occupazione.

Se nessun italiano si sognerebbe di comprare tali assurdi prodotti – commenta Coldiretti – non è così per i consumatori esteri che vengono attirati dall’immagine di italianità ad essi collegati, fornendo così alle aziende produttrici un vantaggio competitivo perché associano indebitamente ai propri prodotti l’immagine del made in Italy apprezzata dai consumatori stranieri, nonostante il prodotto che essi acquistano non abbia alcun legame con il sistema produttivo italiano, facendo concorrenza sleale nei confronti dei produttori nazionali impegnati a garantire standard elevati di qualità.

La contraffazione però non riguarda solo i prodotti imitati all’estero, ma anche quelli venduti sul suolo nazionale: due prosciutti su tre venduti oggi in Italia provengono da maiali allevati all’estero, senza che questo venga evidenziato chiaramente in etichetta, dove non è ancora obbligatorio indicare l’origine. Un problema che riguarda tutti i salumi, la frutta trasformata (confetture, conserve), insalata in busta, il pane, i funghi conservati che spesso arrivano dalla Cina, paese ai vertici mondiali per gli allarmi alimentari.

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