Il futuro dei giovani imprenditori agricoli è la riscoperta di antichi grani

Mais Marano, Biancoperla, Sponcio, frumento tenero di Cologna Veneta, il Piave, il Canove i farri come il Monococco o Spelta non sono scomparsi, anzi grazie agli agricoltori custodi e agli istituti che li preservano dall’oblio sono ancora coltivati e potrebbero rappresentare, come ad esempio la nuova vita del grano Senatore Cappelli, la prossima frontiera produttiva per resistenza e performance sia in campo che a tavola.

Lo dice Coldiretti capofila di un accordo firmato oggi a Mestre per la ricerca, lo studio e la fattibile introduzione di varietà antiche dalle grandi virtù e forti di consenso da parte dei giovani imprenditori che vogliono intraprendere nuovi indirizzi agronomici.

Una possibile convivenza delle sementi storiche con quinoa, amaranto e coriandolo è fattibile anche su territorio regionale ai fini di dare risposte a casi di intolleranza alimentare o provvedere a rimedi naturali migliorativi nelle campagne. L’elenco dei pregi di queste colture è lungo: alcune specie sono repellenti per la fauna selvatica, altre ideali per la dieta ipocalorica, benefiche per la salute ed ancora perfette per il risparmio idrico. Per favorire una diffusione tra gli operatori del settore, il Dafne Dipartimento dell’ Università di Padova, la Società Italiana Sementi-Sis, Veneto Agricoltura e Istituto Sperimentale “Strampelli” di Vicenza hanno firmato, insieme a Coldiretti,  una intesa per il ritorno alla semina di grandi antichi, pseudo cereali e minori. Ogni partner del progetto ha il suo compito assegnato: dal miglioramento genetico alla consulenza scientifica, dallo studio di ecotipi autoctoni alle prove dimostrative di collaudo, dal coordinamento dei lavori al mantenimento in purezza della “banca del germoplasma”.

Una vera squadra a disposizione per il futuro di un’agricoltura che trova nelle sue radici tutto il necessario per affrontare nuove sfide – ha spiegato Martino Cerantola presidente regionale. “Dagli under 30 una lezione di civiltà e rispetto per il territorio oltre che una maturità professionale di alta responsabilità verso la società – ha concluso il direttore Pietro Piccioni –  a fronte di questa intraprendenza sono necessarie risposte economiche e prospettive commerciali per un giusto reddito di tutti”.

 

In foto da sinistra: Pietro Piccioni direttore Coldiretti, Alberto Negro di Veneto Agricoltura, Martino Cerantola Presidente Coldiretti, Alessandra Bon Molino Racchello, Tiziano Bosco Panificio Bosco, Teofilo Vamerali Università Padova e Roberto Bavaresco per l’Istituto Strampelli di Vicenza. (Fonte Coldiretti)

 

Comments are closed.