Pfas, Miteni quantifica i danni all’azienda in 98 milioni. Critiche dalla politica

Secondo una notizia rilanciata da alcuni organi di stampa la Miteni, azienda chimica di Trissino (VI) considerata da Arpav e Regione responsabile della presenza delle sostanze perfluoro alchiliche nelle acque e nell’ambiente (Pfas), avrebbe depositato al Tar del Veneto un ricorso nel quale si quantificano i danni subiti dall’azienda per il monitoraggio dei terreni in 98,5 milioni di euro. Una decisione che ha scatenato polemiche, con dichiarazioni sulla vicenda di diversi esponenti della politica regionale.

L’azienda ha voluto precisare in una nota che “Miteni non ha chiesto il risarcimento di un danno subito ma ha quantificato al Tar il danno che subirebbe se dovesse essere realizzato il piano di monitoraggio indiscriminato conosciuto come 10 x 10 su tutto il terreno dello stabilimento. Quindi non si sta rivalendo per nulla che sia stato fatto e tantomeno per i controlli o le prescrizioni già attuate.

Si sta ricorrendo, quantificando, su una prescrizione che i tecnici ritengono assurda poiché fare quel tipo di monitoraggio provocherebbe il fermo dell’impianto, il blocco delle bonifiche in corso, durerebbe molti anni e comporterebbe un costo tra interventi, perdita di produzione, di lavoro e demolizione di palazzine di quella entità: 98 milioni di Euro. Anche palazzine sotto le quali non ci può essere nulla perché costruite prima che iniziasse la produzione di Pfas.

Con il ricorso, Miteni ha dovuto quantificare il costo di un piano indiscriminato che fa effetto sul piano della propaganda ma è privo di motivazioni tecniche. Un piano che tutti i tecnici giudicano inutile se non dannoso e che non solo non risolve il problema ma allunga a dismisura i tempi della bonifica. Miteni non solo è disponibile a fare carotaggi 10 x 10 dove c’è il dubbio ci possa essere qualcosa da indagare ma ha anche proposto scavi a trincea che sono molto più accurati dei carotaggi, ma dove servono”.

Tra i primi commenti critici sulla decisione dell’azienda quello dei consiglieri regionali Cristina Guarda (AMP) e Andrea Zanoni (PD): “Quando un’azienda si insedia in un territorio dovrebbe avere prioritariamente rispetto e cura dei padroni di casa che sono i cittadini di quell’area. Basti pensare a realtà come la DuPont che, alla luce dell’inquinamento da Pfas e della class action nei suoi confronti, ha pagato di tasca propria le azioni di verifica e tutela ambientale e sanitaria, arrivando poi al patteggiamento e ad un risarcimento di ben 680 milioni di dollari a beneficio dei cittadini americani colpiti. E’ invece triste e vergognoso che Miteni attacchi continuamente gli enti pubblici che si stanno occupando delle attività di caratterizzazione e bonifica dei terreni”.

“Se Miteni ritiene di essere danneggiata”, concludono i due consiglieri di minoranza, “non si rifaccia sugli enti pubblici e dunque sui cittadini già danneggiati dall’inquinamento, ma su chi nel passato gestiva il sito produttivo e ha causato una contaminazione di cui Miteni dice di non saper nulla”.

 

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