“Buongiorno ceramica!” Il lungo weekend della ceramica italiana

Al via la seconda edizione della manifestazione dedicata all’arte ceramica, vi prenderanno parte contemporaneamente 37 città di 15 regioni che daranno vita a più di 300 eventi, appuntamento dal 3 al 5 giugno.buongiorno ceramicaVicenza sarà protagonista del weeek end dedicato alla ceramica con ben due città, sarà possibile curiosare e conoscere i trucchi dei maestri ceramisti, parliamo di Bassano Del Grappa e Nove.                                              Tre giorni alla scoperta della ceramica artistica e artigianale italiana, tra antiche tradizioni e nuove sensibilità. Aperture straordinarie di botteghe ceramiche, musei, studi e atelier, visite guidate, mostre, forni, laboratori, attività per bambini, performance… Ma anche incontri, musica e food! Una grande comunità di artisti e artigiani, un mosaico di forme, smalti, colori.                                                   Una mobilitazione della creatività e del saper fare artigiano, l’occasione per conoscere da vicino i ceramisti e – perchè no! – cimentarsi in prima persona nella creazione di un’opera al tornio, nella modellazione e nella decorazione dell’argilla…

Bassano e Nove ricoprono da secoli il ruolo di città d’arte, dando i natali a numerossimi maestri divenuti famosi in tutto il mondo, le cui opere ancora oggi vengono conservate ed esposte nei musei storici.

Nove                                                                                                                                        

Molteplici sono stati i fattori che sin dal XVIII secolo hanno favorito la nascita e lo sviluppo dell’arte ceramica a Nove. Tra questi la presenza nel sottosuolo di argilla plastica, saldame e caolino e la possibilità di sfruttare il fiume Brenta sia per trasportare i prodotti finiti e il legname per i forni, sia per azionare con la sua forza idraulica e mulini per miscelare gli imposti e macinare i ciottoli reperiti nel fiume stesso.

Nel XVIII secolo la crescente richiesta e la diffusione in Europa delle preziose porcellane cinesi indusse i ceramisti olandesi ad imitarne la lavorazione invadendo anche i mercati della Serenissima. Il Senato veneziano tentò di porvi rimedio stimolando la produzione interna con agevolazioni fiscali per chi fosse riuscito a produrre porcellane e a migliorare le maioliche. Il momento era favorevole per Giovanni Battista Antonibon il quale aprì nel 1727, nella vecchia casa paterna a Nove, quella che sarebbe diventata la più importante fabbrica di ceramiche della Repubblica veneta.

Nel 1732 la Manifattura Antonibon ottenne il privilegio dal Senato di essere esente da tutti i dazi per venti anni. Pasquale Antonibon, che successe al padre nel 1738, nel 1762 riuscì in un’altra impresa importante: la produzione della porcellana. Sempre in quegli anni (1770) si diffuse in Italia la terraglia, un impasto ottenuto in Inghilterra fin dal 1725, che per la bianchezza e il basso costo aveva causato un’inaspettata concorrenza alle maioliche e alle porcellane italiane: ancora una volta la Manifattura Antonibon, condotta da Giò Maria Baccin, nel 1768 riuscì ad ottenere un imposto perfettamente imitante quello inglese.

All’ inizio dell’Ottocento, nonostante la grave crisi politico-economica, alcune manifatture novesi riuscirono a prosperare proprio grazie alla terraglia; si rinunciò alla produzione di lusso destinata ai nobili ormai decaduti e si puntò su una vasta clientela, anche se più modesta, a cui si destinarono nuovi soggetti e tecniche: nacquero così le ceramiche popolari.

Verso il 1860-1865 si affiancò un altro genere, definito Artistico o Aulico o Neorococò forse stimolato dal desiderio di confrontarsi con gli straniere alle varie Esposizioni Internazionali. Nei primi decenni del 1900 è all’Istituto d’Arte di Nove che viene segnata la fine l’eredità ottocentesca in favore dello stile Novecento.

Bassano Del Grappa                                                                                                    

Gli scavi archeologici della fine del secolo scorso nel sepolcreto di San Giorgio di Angarano hanno riportato alla luce vasi di uso domestico databili alla fine dell’età del bronzo e sempre nella stessa località è stato individuato un impianto di epoca romana per la fabbricazione di laterizi e di terrecotte architettoniche, secondo modelli iconografici già codificati a Roma e diffusi mediante cartoni. Alcune testimonianze sporadiche ci parlano di una produzione longobarda succeduta alla tradizione tardo imperiale, ma non si hanno notizie di fabbriche bassanesi in epoca medievale anche se si può supporre una produzione locale di vasellame comune, mentre per le ceramiche “fini” si faceva ricorso alle importazioni da Costantinopoli, Corinto e Salonicco.

Gli scavi di via Campo Marzio nel 1982 ci forniscono le maioliche più antiche prodotte con certezza a Bassano: sono frammenti di scodelle, piatti e alzate dipinti in policromia con la decorazione “candiana”, su imitazione dei prodotti provenienti dall’antica città di Iznik (in passato Nicea, Turchia). Siamo verso la fine del Cinquecento e anche il ritrovamento di manifatture quattro – cinquecentesche attive sul sito della futura fabbrica Manardi testimoniano la nascita della vera e propria tradizione ceramica bassanese. Il periodo di massimo splendore per la ceramica di Bassano è il Seicento, quando si afferma la manifattura dei Manardi, che dal 1669 per i successivi 50 anni ottengono dal Senato veneziano l’esclusiva per la produzione di maiolica, in tutto il territorio della Repubblica. La ceramica di questo periodo si distingue per la finezza dell’impasto, la ricchezza del decoro e la brillantezza dello smalto. Con l’aiuto anche di maestranze lodigiane e faentine la fabbrica produce una vastissima tipologia di maioliche, come vasi, boccali, scodelle, calamari, bottiglie, “sorbetti”, “pignati”, piatti da “capon”, sottocoppe, “squelin da caffè”, orinali.

Caratteristica è la produzione dei vasi da farmacia, orcioli e albarelli a rocchetto decorati in monocromo azzurro, a pennellate rapidissime, con due fasce con festoni di fiori e foglie delimitate da filettature sottili, che lasciano scoperta la zona centrale per la scritta.

Nel 1744 la fabbrica Manardi chiuse e venne il momento degli Antonibon di Nove, che diedero inizio a una nuova produzione inventando tipologie e decori. La maggior parte della loro produzione è costituita da oggetti d’uso, piatti vassoi, rinfreschiere, coppe, etc.; ma anche eccellenti candelabri, cornici per specchiere e piastrelle. In particolare l’azienda saprà mantenere un alto standard di qualità sia per i materiali sia per l’esecuzione in tutti e tre gli ambiti di produzione: maiolica dal 1727, porcellana dal 1752, terraglia a “uso inglese” dal 1786.

Nell’Ottocento continua la produzione popolare soprattutto dei piatti con decorazioni riferite ai lavori dei campi, alle stagioni, alla natura ed anche dei boccali con dedica e i famosi cucchi (ceramiche fischianti). Il nuovo stile per la ceramica (maiolica e terraglia) destinata ai ceti alti viene definito “artistico”, “aulico” o “neorococò”, ed è caratterizzato dall’accentuazione dei motivi ornamentali plastici e da decorazioni pittoriche che invadono la superficie con scene veristiche e motivi floreali. Nascono le fabbriche Marcon, Bonato e Passarin. La prima produce vasi ornamentali, zuppiere fitomorfe e zoomorfe, gruppi figurati, cestine, piatti popolari. Antonio Passarin dal 1882 produce maiolica e terraglia con forme barocche: centri tavola, coppe, vasche, specchiere, pannelli. Le decorazioni si ispirano alle opere dei grandi maestri del passato, come Jacopo Bassano o Antonio Canova, e anche ad autori contemporanei.

Bisogna aspettare fino al dopo guerra per vedere un vero e proprio rinnovamento che nasce principalmente dall’interno dell’Istituto d’arte per la ceramica di Nove e da alcune aziende “giovani” come quella fondata nel 1921 da Luigi Zortea; il rinnovamento della produzione contemporanea avviene attraverso un costante dialogo con le correnti figurative.

     

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