Ocse, la contraffazione brucia l’1-2% del PIL italiano

Il commercio mondiale di beni contraffatti, dalle borse di lusso ai prodotti alimentari e altro, ha un impatto sull’economia italiana pari a circa l’1-2% del Pil in termini di mancate vendite. E’ quanto emerge da un rapporto dell’Ocse. Secondo il report ‘Il commercio di beni contraffatti e l’economia italiana’, il valore totale dei beni italiani contraffatti e piratati venduti in tutto il mondo nel 2013 era pari a oltre 35 miliardi di euro, l’equivalente del 4,9% delle vendite di prodotti manifatturieri italiani nel mondo. Questo ha causato oltre 25 miliardi di euro di mancate vendite alle società italiane nello stesso anno, quando il Pil italiano ammontava a 1.600 miliardi di euro. In base agli studi che l’Ocse ha effettuato su quasi mezzo milione di sequestri doganali in tutto il mondo nel periodo 2011-13, si legge ancora nel report, il commercio di beni contraffatti vale quasi 500 miliardi di dollari l’anno, pari al 2,5% delle importazioni mondiali. Le marche statunitensi, italiane e francesi sono tra le più colpite dal fenomeno e l’Italia, con una fiorente produzione di prodotti pregiati, protetti da leggi sulla proprietà intellettuale e marchi di fabbrica, è particolarmente vulnerabile. Per quanto riguarda il settore italiano del commercio all’ingrosso e al dettaglio, nel 2013 le mancate vendite causate dall’importazione prodotti contraffatti e piratati ha provocato maggiori perdite, in termini di euro per i prodotti elettronici ad alta tecnologia, i prodotti elettrici e ottici, seguiti da abbigliamento, calzature, cuoio e prodotti correlati. In termini di quota di mercato, le perdite più ingenti si sono registrate nel settore dell’orologeria e della gioielleria, dove il mercato delle merci contraffatte ha portato a mancate vendite del 7,5%.

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