Lampi creativi su Bassano con la mostra “1946 – 1975: alle radici dell’innovazione”

Ancora Lampi creativi su Bassano del Grappa, per la terza volta, in questa primavera 2016 con la mostra «1946 – 1975: alle radici dell’innovazione» che sarà inaugurata al Museo civico alle ore 18:00 di venerdì 27 maggio come nuovo momento della rassegna «Lampi creativi nella pedemontana».Dopo le iniziative dei « Laboratori aperti» ad aprile e dopo i «Dialoghi con i creativi» a maggio, sta per prendere avvio una mostra che può essere letta come la ricerca di una microstoria del territorio pedemontano veneto.
Dal 27 maggio al 21 agosto 2016 la mostra al Museo civico bassanese «1946 – 1975: alle radici dell’innovazione» proporrà un percorso fra opere, materiale progettuale e documentario, in tutto un ceninaio di pezzi, riferiti ai protagonisti della stagione creativa 1946-1975 in diversi ambiti creativi, dalle piccole misure della ceramica fino alle importanti dimensioni dell’architettura in area pedemontana. Tra le firme presenti: per la ceramica Federico Bonaldi, Candido Fior, Cesare Sartori, Angelo Spagnolo con il Laboratorio Giallo, Alessio Tasca, Ceramiche Zanolli-Sebellin- Zarpellon, per la gioielleria Graser gioielli, per la stampa Armando Martini, per il vetro Arcangelo e Giovan Battista Parise, per la tessitura Renata Bonfanti e Elda Pavan Cecchele, per l’arredamento Piergiorgio Guasina, Luigi Sabadin, e poi Canciano Canciani, Carlo Bonato, Sergio Los, Luciano Svegliado, Edmondo Tich.
Uscendo dalla Seconda Guerra Mondiale il territorio compreso fra Astico e Piave, ai piedi delle Prealpi, appare devastato in ogni sua dimensione, non solo in quella materiale. La Fiera Campionaria di Vicenza del 1946 (la prima manifestazione fieristica italiana del secondo dopoguerra) rappresenta un precoce, importante segnale di rinascita. A poco a poco, infatti, prende avvio un fenomeno che nell’arco di una trentina d’anni porta l’area a livelli di ricchezza superiori a quelli nazionali e vicini a quelli delle regioni europee più avanzate. Le sue ragioni non sono esclusivamente sociali ed economiche, né tanto meno possono trovare spiegazione nella casualità.
La mostra intende rivelare come la fortuna di questo territorio abbia in realtà origini lontane. A Bassano del Grappa gli insegnamenti di una plurisecolare «Scuola di disegno» avevano formato un gusto attento all’eccellenza del creare e del saper fare artigiano; a Nove l’Istituto d’Arte rappresentava quasi da un secolo un importante punto di riferimento per la produzione ceramica. Proprio con la ceramica, come
con la stampa d’arte, il territorio pedemontano riconosce che il multiplo non smentisce la serietà di un progetto, unendo la libertà dell’arte alla necessità della produzione. Nell’arco di trent’anni, in una concatenazione invidiabile, si concentrano così diverse figure di creativi e di artigiani che sanno abbinare la competenza tecnica con la creatività estetica, affidandosi anche a imprenditori che ben presto intuiscono nella ricerca formale e progettuale una fondamentale risorsa produttiva.
Fino al 21 agosto 2016 la mostra bassanese ricorda ed onora un “com’eravamo” privo di qualsiasi connotazione nostalgica, si propone piuttosto come un esempio, un invito a superare la crisi oggi ancora incombente, con lo stesso coraggioso slancio di chi seppe, settant’anni fa, affrontare le macerie della guerra per creare un mondo nuovo e più libero.

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