Archeologia ferita e distruzione della memoria in Siria e Iraq. Se ne parla a Padova

Tutto dovrà sparire, promette l’Isis: i siti archeologici, i musei e i manufatti antichi, i santuari e le tombe non islamiche, i luoghi di culto non sunniti, le statue e i monumenti moderni insieme alle biblioteche pubbliche delle regioni dell’Iraq e della Siria controllate dal Califfato.
Dopo il saccheggio del museo di Mosul, con i suoi tesori provenienti dell’antica Ninive e le numerose importantissime sculture provenienti dalla città partica di Hatra, la corsa alla distruzione sistematica dei siti più importanti dell’antica Mesopotamia non conosce battute d’arresto: le barbare azioni già compiute, facilmente prevedibili e largamente previste dalla comunità scientifica internazionale, non sono destinate a rimanere isolate. Le magnifiche capitali assire di Ninive, Nimrud, Khorsabad, miracolosamente ben conservate, hanno subito attacchi i cui danni ancora non si riescono a valutare. Hatra, la perla ellenistica e partica isolata nel deserto a sud-ovest di Mosul, usata dall’Isis per addestrare i suoi combattenti, ha subito la stessa sorte. In Siria, nel cuore del Califfato, l’antica città carovaniera di Palmira è distrutta e il suo custode, Khaled Al-Assad, trucidato. Siti come Dura Europos e Mari sono stati sottoposti a saccheggi sistematici dai jihadisti, le cui azioni seguono un doppio e ipocrita binario: da un lato immettono nel mercato illegale dell’arte i reperti di piccole dimensioni e facilmente smerciabili portati alla luce illegalmente, traendo grandi profitti che alimentano l’industria del terrore, e, dall’altro, distruggono le statue e i monumenti inamovibili e non commerciabili come idoli di un passato pre- o anti-islamico, e comunque eretico, con una furia iconoclasta che non conosce limiti.
Ma perché l’iconoclastia dell’Isis è un crimine contro l’umanità? Qual è il disegno politico dei jihadisti del Califfato? Quali concrete azioni è possibile intraprendere per proteggere il patrimonio culturale dei paesi sottoposti al suo giogo?
A queste e altre domande cercherà di rispondere Daniele Morandi Bonacossi, professore di Archeologia del Vicino Oriente antico all’Università di Udine e direttore del Progetto Archeologico Regionale Terra di Ninive nel Kurdistan iracheno, un progetto di ricerca, ma anche di documentazione, tutela e valorizzazione dello straordinario patrimonio culturale dell’Iraq e dell’umanità intera a poche decine di chilometri dai territori del Califfato. L’appuntamento, ad ingresso libero, è giovedì 27 aprile 2017 alle ore 17:30 presso i Musei Civici agli Eremitani (Sala del Romanino) a Padova.

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