Chernobyl, a 32 anni dalla tragedia una mostra multisensoriale arriva a Vicenza

Il più grave incidente nucleare della storia, il disastro di Chernobyl, viene riproposto 32 anni dopo a Vicenza, sotto forma di mostra multisensoriale, dall’associazione culturale “I luoghi dell’abbandono”. Dal 17 febbraio al 26 agosto, infatti, con il patrocinio del Comune e della Provincia di Vicenza, all’ex caserma Borghesi (via Borgo Casale 49), sarà visitabile il percorso scenografico “Il silenzio assordante di Chernobyl”: 4 mila metri quadrati di esposizione, 1.500 metri lineari di percorso, 40 stanze allestite, con 400 foto, documenti, 20 proiezioni video, oggetti dell’epoca, suoni, odori, luci, nove proiezioni video e cartellonistica di approfondimento, cronistoria, prime pagine del Giornale di Vicenza, per un totale di 4 mila metri quadrati di superficie espositiva.

Anticipata da alcune settimane da manifesti di stampo sovietico affissi sui muri e sulle finestre della “Borghesi”, l’esposizione, tuttora in allestimento, è stata presentata in anteprima da Devis Vezzaro, presidente dell’associazione “I luoghi dell’abbandono”, che conta un centinaio di iscritti impegnati a documentare e ad accendere i riflettori per una rivalutazione storico-culturale dei luoghi consegnati al degrado.

“Ho supportato con entusiasmo il progetto di realizzare una mostra come questa a Vicenza, e apprezzo in particolare la scelta di questo luogo, perché ci aiuta a riportare alla memoria il disastro che ha colpito luoghi e persone che eravamo e siamo abituati a pensare, erroneamente, lontani da noi. – ha dichiarato il vicesindaco e assessore alla crescita Jacopo Bulgarini d’Elci -. Il messaggio che la mostra trasmette è potente e inquietante: ci ricorda la fragilità e vulnerabilità dell’essere umano, specie di quello contemporaneo, figlio dell’atomo e del nucleare. Da tempo inoltre seguo con interesse le attività dell’associazione I luoghi dell’abbandono, affascinato dal tema che indagano. I luoghi affiorano alle cronache solo come ricovero di sbandati, ma possono e debbono essere riscoperti andando al di là dei loro muri perimetrali, segni spesso trascurati dei nostri paesaggi urbani. Ci possono far riflettere sul tema del riuso e della quantità di oggetti e di edifici che produciamo e che poi lasciamo dietro di noi quando non servono più, luoghi dimenticati e condannati a una lentissima autodistruzione: in senso più ampio, ci fanno riflettere sul nostro mondo”.

Già proposta con successo a Dueville, Recoaro e Bondeno (Ferrara), attesa a Roma, Firenze e Milano, la mostra itinerante ha infatti preso le mosse dalla visita, un anno fa, a Pryp’jat’, la città fantasma situata a nord dell’Ucraina (allora Urss), a tre chilometri dalla centrale di Chernobyl, da parte di 18 fotografi, Vezzaro compreso, che hanno documentato e immortalato la cosiddetta “zona di alienazione”, istituita in seguito all’incidente nucleare verificatosi il 26 aprile 1986, per evacuare la popolazione locale e prevenire l’ingresso nel territorio più fortemente contaminato dalle radiazioni.

L’ingresso dell’ex caserma catapulta immediatamente il visitatore nell’atmosfera che si potrà vivere percorrendo le numerose sale. Il pavimento è ricoperto di materiale, foglie secche e frammenti, distribuito in modo disordinato, proprio come se fosse appena avvenuta una catastrofe. Nel corridoio sono distribuite le varie stanze che hanno un nome: telegiornale dell’epoca, ospedale, obitorio, sala dei giochi, ricreate prendendo spunto dallo stato in cui versa la città abbandonata di Pryp’jat’ e dopo la visita di gennaio di quest’anno effettuata dal presidente Vezzaro con altri 12 fotografi. C’è anche un plastico che ricostruisce la centrale nucleare di Chernobyl. La mostra prosegue nello spazio esterno e ai piani superiori, questi ultimi ancora in fase di allestimento.

“Crediamo che sia importante recuperare e riutilizzare spazi abbandonati che purtroppo è sempre più frequente incontrare nelle nostre città – ha spiegato Devis Vezzaro, presidente dell’associazione “I luoghi dell’abbandono” – . Una mostra come questa ha trovato un ambiente ideale proprio qui, alla ex caserma Borghesi, edificio in decadenza che ci permette di ricreare l’atmosfera dei luoghi abbandonati a Pryp’jat’, utilizzando oggetti italiani ma molti altri di provenienza sovietica. Crediamo che questa mostra possa essere interessante perché richiama alla memoria un evento accaduto anni fa ma anche perché ci ricorda che eventi di questo genere continuano a verificarsi”.

Vezzaro ha quindi concluso: “Quando abbiamo iniziato l’allestimento della mostra abbiamo ritrovato la stele della caserma Borghesi imbrattata e vandalizzata dall’occupazione precedente . Abbiamo pensato pertanto di restaurarla e di ricollocarla nella sua sede originaria in memoria di un luogo e della sua storia”.

La mostra sarà visitabile dal 17 febbraio al 26 agosto dalle 14 alle 20, con ultimo ingresso alle 18 (biglietto 8 euro, gratis per bambini fino a 10 anni e per persone con disabilità e il loro accompagnatore); visite scolastiche su prenotazione (3408603748 – segreteria – e 3489951546) il martedì e il giovedì mattina dalle 8.30 alle 13, con contributo di 2 euro ad alunno.

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