Insegnanti non laureati, la protesta anche in Veneto. Zaia: “Fondata e condivisibile”

Molti insegnanti della scuola primaria rischiano il posto sia di ruolo che annuale per effetto del parere da parte dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato del 20 dicembre scorso che ha dichiarato non valido il solo diploma magistrale per poter rientrare nelle Graduatorie ad Esaurimento (GAE) ai fini dell’insegnamento.

“L’effetto della sentenza produrrà, anche nel Veneto, una situazione difficilmente sostenibile”, ha commentato il Segretario Generale della Flc del Veneto, Marta Viotto, “considerato il fabbisogno di insegnanti di scuola primaria di 3.100 posti, un dato allarmante, che le Università di Padova e Verona non sono in grado di colmare, poiché ci saranno solo 400 laureati in scienze della formazione all’anno. Intanto queste persone verranno “licenziate” con effetto immediato ma contemporaneamente verrà chiesto loro di completare l’anno scolastico”.

“Insegnare è una vocazione e nessuna norma può permettersi di trascurare il valore dell’esperienza. Oggi come oggi 55 mila maestre in Italia, 4 mila in Veneto, potrebbero dover smettere di insegnare perché in possesso del solo diploma magistrale. La protesta di queste educatrici e educatori, che si sono conquistati sul campo, con il lavoro quotidiano, il diritto a insegnare fondato sulla loro pluriennale esperienza, è fondata e condivisibile.”
Anche il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia ha espresso la sua solidarietà alle maestre e maestri che, sulla base della sentenza, a fine anno potrebbero perdere il posto perché non più titolate a insegnare avendo il solo diploma magistrale, e che oggi scioperano in varie parti d’Italia, tra le quali Venezia.

“E’ giusto pensare a strumenti che aprano ai giovani, non meno meritevoli per aver avuto la capacità di studiare e raggiungere un titolo qualificante – ha aggiunto Zaia – ma è una riforma che va fatta con gradualità, senza usare l’accetta. Se questa situazione non cambia si rischia di togliere il futuro a migliaia di educatori e contemporaneamente di mandare allo sbaraglio i più giovani che, inevitabilmente, al titolo di studio non posso abbinare l’esperienza”.

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