Allevatrici in regione per chiedere che la transumanza diventi patrimonio culturale dell’Unesco

Trenta allevatrici venete, tre agnellini e un Border collie femmina,  sono state ricevuti oggi a Palazzo Ferro Fini sede del Consiglio regionale dal Presidente Roberto Ciambetti,  per sostenere un progetto di legge regionale che riconosca la transumanza quale patrimonio culturale immateriale da parte dell’Unesco.

“La cosa potrebbe sembrare scontata – ha detto Chiara Bortolas Vice responsabile nazionale Donne Impresa di Coldiretti – ma il Veneto non rientra tra le regioni nell’elenco originario. Abbiamo lasciato le stalle e i monti per raggiungere la laguna e rivendicare la presenza di questo rito anche in questo territorio al fine di trovare il giusto spazio nella prossima discussione prevista per marzo 2019”.

Vita all’aria aperta, fuori alle intemperie, guidate da una passione antica le ragazze che ancora praticano la pastorizia  sono quasi un centinaio e compiono lunghe o brevi traversate di terra, tutelando razze in via d’estinzione mantenendo una valenza zootecnica regionale che conta 55 mila pecore, 17 mila capre per un totale di meno di 72 mila esemplari. Una frazione inferiore all’uno per cento del totale italiano, ma non per questo non meritevole di attenzione – ha spiegato Bortolas – con l’occasione sosteniamo il ripristino delle vie dei pascoli quale percorso turistico rurale, caratterizzato dalla forte identità e connotazione archeologica per svolgere un mestiere in armonia con le nuove regole di circolazione in un territorio ormai urbanizzato. “Il testo legislativo si compone di circa tredici articoli e seguirà l’iter amministrativo dopo essere stato condiviso dai capi gruppo ed aver superato le commissioni per essere approvato – ha detto  Nicola Finco della Lega Nord.

Il plauso di Silvia Bosco coordinatrice confederale di Donne Impresa intervenuta all’evento ha evidenziato il grande lavoro di recupero degli antichi mestieri profuso dal coordinamento veneto. Dalla bachicoltura alla pesca fino alla pastorizia sottolinea l’attenzione dell’organizzazione agricola verso certe tematiche e una forte sensibilità della politica istituzionale.

Nella delegazione c’erano anche malgare protagoniste dello spostamento di mandrie di bovini dalla montagna alla pianura che ogni anno perpetuano una tradizione  tra folklore e rispetto del benessere animale. I percorsi storici interessano particolarmente le province di Vicenza e Belluno, le stesse tra l’altro, più colpite dai recenti casi di avversità atmosferica. In relazione alle difficoltà della gente di quei luoghi, per il ripristino del paesaggio agrario e della quotidianità, Daniele Salvagno Presidente di Coldiretti Veneto ha lanciato le iniziative solidali #adottaunalbero e #comprabellunese. La squadra degli agrichef ha allestito un banchetto con le tipicità promuovendo sul posto entrambi le operazioni di solidarietà. Alcune agricoltrici creative hanno esibito piccole sculture natalizie ricavate dalle piante cadute durante la calamità che ha colpito i boschi di Asiago, dell’Agordino, del Cadore. Un lancio che ha trovato il consenso di molti dei presenti pronti ad affrontare le festività all’insegna del riciclo del legno.

“In sede di bilancio faccio un appello – ha sollecitato infine il direttore Pietro Piccioni –  perché i temi da affrontare vadano oltre l’ordinario. Il comparto guarda avanti con forza ma non neghiamo le grandi difficoltà. Pensando al tesoro di ovini e bovini non si può dimenticare l’urgenza di un piano nazionale di gestione del lupo, non neghiamo le prime rilevazioni del focolaio di Blue Tongue proprio nelle zone più vulnerabili: il virus blocca gli spostamenti dei capi che tra l’altro devono essere vaccinati.  Questo significa un tracollo per il reddito delle imprese già compromesso da una crisi dei consumi che perdura da anni, Serve maggiore concentrazione di fondi per tutelare l’unica produzione di zucchero nostrano aiutando i bieticoltori. I conti della regione devono inoltre tener presente che le conseguenze climatiche facilitano il proliferare di insetti. La cimice è stata un flagello quasi quanto un’avversità atmosferica e va controllata in previsione della prossima annata agraria”.

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