Caso “bonus libri”, le opposizioni rispondono all’assessore Donazzan: “Bastano le autocertificazioni”

“Il Veneto non si è inventato nessuna norma anti-immigrati, si limita ad applicare la legislazione nazionale in materia di erogazioni e contributi e chiede ai Comuni di rispettarla. Tutto qui. Esattamente quanto accade in molti altri stati comunitari fra cui Spagna, Germania e Gran Bretagna”.

Così l’assessore regionale all’istruzione e formazione Elena Donazzan spiega la richiesta, contenuta nelle ‘istruzioni per il richiedente’ sul bando per i buoni scuola inviate ai Comuni il 14 settembre scorso, di segnalare alla Regione se la certificazione Isee presentata dalle famiglie non comunitarie è corredata anche da dichiarazione di possesso di immobili o di redditi all’estero rilasciato dalle autorità del Paese di provenienza.

“Il Bonus libri è un contributo statale che la Regione poi gira ai Comuni, non sono soldi messi a disposizione dalla Giunta. La Regione dia immediata indicazione alle amministrazioni locali affinché tutte le domande vengano accettate con le autocertificazioni”. È la risposta del Gruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale del Veneto a proposito “del ‘caos libri’.  “È singolare che Zaia, mentre con una mano firma un protocollo per la scuola, con l’altra rischia di lasciare senza libri di testo decine e decine di studenti. Quello che fa rabbia non è solo la xenofobia latente o palese, ma che vengano colpiti i più deboli, ovvero i bambini delle famiglie povere”.
“Cosa c’entra D’Alema? La norma del 1999 a cui fa riferimento la Giunta Zaia non c’entra assolutamente nulla”, ha spiegato il Consigliere regionale Piero Ruzzante (Liberi e Uguali). “Per l’accesso alle prestazioni sociali vale il DPCM n. 159 del 2013 che consente a ciascun ipotetico beneficiario di presentare una dichiarazione sostitutiva unica. Senza alcuna distinzione in base alla nazionalità”.

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