Creazione di nuovi acquedotti sulle sponde del Brenta, si inizia…con le polemiche!

Intervista al Sindaco di Carmignano di Brenta Alessandro Bolis che lamenta una serie di perplessità in merito al progetto per la realizzazione del MO.S.A.V. (Modello Strutturale degli Acquedotti del Veneto) dichiarando che non è in discussione l’obiettivo, in quanto l’acqua rimane il bene principale per ogni cittadino, ma teme conseguenze per un territorio già devastato in passato.
Nello specifico le opere che sono state iniziate in questi giorni nell’area golenale del fiume Brenta rientrano nel progetto di attuazione nello Schema Acquedottistico del Veneto Centrale (S.A.VE.C.), mediante il quale è prevista l’interconnessione degli acquedotti alimentati dalle falde del Medio Brenta, del Sile dell’Adige e del Po, la cui progettazione, unitamente alla costruzione, è affidata in concessione alla Società Veneto Acque S.p.A. In particolare, il S.A.VE.C. prevede la realizzazione di due anelli acquedottistici alimentati per l’80% da nuovi prelievi nell’area del Medio Brenta.

La società Veneto Acque S.p.A., società il cui unico socio è la Regione Veneto, ha prodotto nelle varie fasi progettuali il “Progetto di derivazione delle falde del Medio Brenta”   per l’attivazione di un prelievo complessivo di 1.950 l/s ( 950 + 200 l/s prelevati da Veneto Acque S.p.A. e 800 l/s, attualmente in essere, prelevati da ETRA e CVS ).

Il prelievo è effettuato interamente lungo la sponda destra della ex cava Giaretta, interessando territorialmente i Comuni di Carmignano di Brenta, Fontaniva e Cittadella.
Vista l’estensione territoriale dell’intervento di rinnovamento della rete idrica in questione, e in ragione del fatto che lo stesso comporta il coinvolgimento di molti Enti Pubblici, tra cui tredici Comuni, le Provincie di Padova e Vicenza oltre che A.A.T.O. Brenta, Etra S.p.a., il Consorzio di Bonifica Brenta, l’A.R.P.A.V. e, ovviamente, la Regione Veneto e Veneto Acque S.p.A., è stato all’uopo elaborato, tra tali Enti, un Accordo di Programma e deliberato di rispettivi organi preposti.

L’Accordo di Programma doveva essere quello strumento ideato per il conseguimento di obiettivi di qualità ambientali a fronte di un progetto che inevitabilmente avrà un forte impatto in un territorio già pesantemente violentato in un recente passato. E’ evidente che la zona interessata deve essere oggetto della massima attenzione e tutela innanzitutto dal punto di vista ambientale, visto che è sottoposta a tutela quale sito S.I.C./Z.P.S. IT3260018 “Grave e zone umide del Brenta”.

Per questo con l’Accordo di Programma si dovevano mettere in atto tutta una serie di strategie di lungo periodo che impegnasse gli Enti firmatari ad intraprendere, in relazione alle proprie specifiche responsabilità e competenze, azioni incisive al fine di tutelare i territori in cui l’intervento di captazione delle falde ricade.

Alle già importanti perplessità per un progetto di derivazione delle falde che per utilità pubblica vede coinvolti questi territori, si sono aggiunte poi, nel 2014, quelle relative al “ Progetto stralcio per il recupero dei rilevati in alveo” con il quale si ipotizzava di intervenire sul letto del fiume Brenta asportando un quantitativo di ghiaia pari a 70.000 mc, prevedendo una movimentazione di almeno 6000 camion all’interno dell’area naturalistica, al fine di utilizzare il materiale prelevato per costituire le arginature a protezione dei pozzi di prelievo.

I comuni interessati, dopo aver letto l’intera documentazione depositata hanno inviato alla Commissione esaminatrice e alla Regione Veneto una serie di dubbi e perplessità, senza però ricevere risposta alcuna.

La Regione purtroppo- urlano in coro i sindaci- non sembra aver colto la gravità delle problematiche fatte da chi vive e conosce il territorio, problematiche supportate da studi approfonditi, ed ha concluso con decreto la procedura di verifica di assoggetabilità ritenendo che, il progetto di derivazione dalle falde del Medio Brenta – Stralcio per il recupero del materiale e formazione dei derivati in alveo” presentato dalla Società Veneto Acque (si ricorda: il cui socio unico è la Regione medesima), andasse escluso dalla doverosa sottoposizione alla Valutazione di Impatto Ambientale.

Comments are closed.