Pfas, Brusco (M5S) risponde a Miteni: “Chiarezza su sostanze presenti nel sito produttivo”

 “Miteni indica la pagliuzza e non guarda alla trave: l’azienda di Trissino si concentra infatti sui Pfas presenti nel collettore Arica, ma non si preoccupa di far chiarezza sul materiale presente nel proprio sito produttivo”.  A dirlo è il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Manuel Brusco, che ricorda “l’importanza di quantificare anche la presenza dei Pfas nel terreno sottostante l’azienda. Parliamo di chissà quali materiali e di chissà che volumi – si rammarica Brusco – che possono contaminare la falda sotterranea, nella quale i tempi di movimento dell’acqua e delle sostanze che essa contiene sono molto più lunghi rispetto alle acque superficiali. Vogliamo sapere quanto ha scaricato Miteni fino a ieri e l’azienda deve anche dirci perché non collabora a pieno con le istituzioni al fine di definire chiaramente i criteri e le tempistiche per procedere a una vera e propria bonifica del sito di Trissino”.

Manuel Brusco

Secondo l’esponente pentastellato “Il resoconto cui Miteni fa riferimento nella propria comunicazione è quello pubblicato ad Arpav, che si riferisce ai rilevamenti del 2017 e che rileva come ‘il dato confermerebbe la tendenza alla diminuzione rilevata nei mesi precedenti’ come si legge nella relazione dell’agenzia per l’ambiente  ‘tuttavia occorre evidenziare che gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da una situazione di forte magra idrogeologica tanto che nel campionamento di agosto il piezometro MW18 è risultato essere in secca’. Siamo sicuri che in periodi ad elevata piovosità permanente i valori saranno quelli riportati da Miteni nel suo comunicato stampa? – chiede Brusco – Ricordiamoci che la falda è bassa e quindi la barriera in Miteni è facilitata dalla concentrazione dell’inquinante. Vorremmo capire a questo punto se l’inquinamento non si sia spostato verso altri pozzi di controllo e se i dati facciano riferimento a un pozzo ormai poco contaminato”.  “Noi lo diciamo da anni – conclude il consigliere regionale – è necessario bonificare il sito produttivo e spostare l’azienda in una zona che non sia a rischio, tutelando al contempo la salute dei lavoratori e i livelli occupazionali. Questo è un provvedimento che la Regione può disporre in qualsiasi momento, ma del quale il governo regionale non vuole prendersi la responsabilità”.