Anche durante la chiusura dei servizi sociali comunali e del Centro antiviolenza attraverso il supporto delle forze dell’ordine e del Comune di Vicenza, sarà garantita assistenza alle donne vittime di violenza.
La giunta comunale ha approvato il rinnovo del “Protocollo di intesa per l’accoglienza, in situazione di emergenza, di donne vittime di violenza”, che sarà firmato nei prossimi giorni dall’assessore alla comunità e alle famiglie Isabella Sala, dalla
Questura di Vicenza, rappresentata dal Comando provinciale carabinieri, e dalle strutture che nel territorio gestiscono le case rifugio per donne vittime di violenza: Villaggio Sos onlus e la congregazione delle Suore Orsoline.
Il Protocollo consentirà alle forze dell’ordine di provvedere alla protezione delle donne vittime di violenza e dei loro figli, in condizioni di pericolo a causa della violenza da parte del marito, partner o di altri familiari conviventi, anche nelle ore di chiusura dei servizi sociali e del Centro antiviolenza comunale e nelle giornate festive.
“A pochi giorni dalla ricorrenza della giornata contro la violenza alle donne annunciamo il rinnovo di un protocollo d’intesa, già sperimentato perché attivo dal 2013 e che consente una costante assistenza alle donne vittime di violenza – ha annunciato l’assessore alla comunità e alle famiglie Isabella Sala. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad evoluzioni importanti dal punto di vista normativo: l’approvazione di una legge nazionale sul femminicidio e prima ancora una legge regionale che finanzia gli strumenti operativi per il contrasto della violenza come i centri antiviolenza e le case rifugio. Anche il comune di Vicenza ha partecipato al bando regionale che ha consentito di ottenere 36 mila euro per finanziare le case rifugio”.
Grazie alla convenzione con le case rifugio è possibile garantire una pronta risposta telefonica alle forze dell’ordine che si troveranno a fronteggiare situazioni di emergenza attraverso il numero telefonico a disposizione il lunedì, mercoledì e venerdì dalle 14 alle 23, il martedì e giovedì dalle 19 alle 23 e, nei giorni festivi infrasettimanali e il sabato e la domenica dalle 8.30 alle 23.
“Il telefono per emergenze è inoltre utilizzato per consulenze, confronti sulle situazioni di emergenza con una frequenza di circa 2 volte al mese – ha spiegato l’assessore Sala -: non tutte le situazioni necessitano, infatti, di interventi di protezione, preferendo consentire alla donna – dove è possibile – il ricorso a sistemazioni da parenti e amici e rimandando al giorno successivo la definizione di un percorso di presa in carico e protezione maggiormente strutturato”.
Il protocollo, attivato per la prima volta nel 2013 ha consentito di accogliere nelle case rifugio grazie all’intervento delle forze dell’ordine 5 donne, di cui una con 3 figli, e tre con un figlio ciascuna (per un totale di 6 figli).
Nello stesso periodo, quindi dal 2013, i servizi sociali e il Centro antiviolenza, contattati durante l’orario di apertura, hanno inserito nelle case rifugio altre 5 donne accompagnate da 5 minori.
L’accoglienza nelle due case case rifugio, fornite di 6-8 posti letto, avverrà per 120 giorni al massimo giorni, garantendo l’anonimato e la segretezza dell’ubicazione. assicurando alla donna e ai figli minori il vitto, l’alloggio, il supporto dell’educatore, dello psicologo/psicoterapeuta e l’eventuale kit per l’accoglienza.
L’attività del Centro comunale Antiviolenza: 686 contatti dall’aprile 2012. Per il 50% si tratta di casi di maltrattamento del partner.
Il CeAv nasce per volontà dell’amministrazione comunale di Vicenza e di molti enti ed associazioni del territorio per attuare azioni concrete di prevenzione, contrasto della violenza e di autopromozione delle persone che si rivolgono al servizio, nel rispetto del principio delle pari opportunità.
Obiettivo primario è quello di offrire alle vittime di violenza fisica, psicologia, economica e sessuale, un interlocutore unico in grado di accogliere le loro necessità e di attivare interventi su più livelli che le aiutino ad uscire dalla situazione di disagio.
Il CeAv è attivo per offrire un servizio pubblico e gratuito di contatto e di primo accesso, coordinare la rete dei servizi e delle strutture presenti sul territorio, attivare iniziative di sensibilizzazione, informazione e formazione.
Il CeAv è gestito dall’associazione “Donna chiama Donna onlus” con due operatrici appositamente formate e 14 volontarie; inoltre una psicologa dell’Ulss 6 si occupa dello sportello psicologico.
Nel periodo di attività da aprile 2012 a
I contatti riguardano richieste di consulenza, di informazioni e di colloqui, sia da parte di potenziali utenti che di operatori del territorio.
359 sono i casi presi in carico in totale, di cui il 66% di nazionalità italiana e il 34% di nazionalità straniera. Sono coinvolti 197 nuclei familiari con minori. Per quanto riguarda l’autonomia economica dei 359 casi presi in carico, 143 risultano senza un reddito al momento dell’accesso al servizio, mentre 216 risultano conviventi con il maltrattante.
I casi che riguardano i residenti all’interno dell’Ulss 6 sono 355.
I casi aperti sono attualmente 62.
La maggior parte dei motivi della presa in carico riguarda il maltrattamento da parte del partner (50%), seguono i conflitti con il partner (13%), il maltrattamento da parte di familiari (9%), lo stalking (8%), le consulenze di carattere generale e legale (8%), maltrattamenti da altre persone (5%), problemi dovuti a separazioni, molestie, mobbing, conflitti con i familiari e problemi personali (5%), infine alcuni casi di violenza sessuale (2%).
Il CeAv opera gratuitamente garantendo l’anonimato: basta telefonare al numero 0444.232402. Si trova in via Torino, 11 ed è aperto il lunedì, martedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 14.30 e il giovedì dalle 9 alle 17.
Durante l’orario di apertura è possibile accedere al centro direttamente o previo contatto telefonico.