Aleksandr Sokurov a Vicenza per il 69° Ciclo di Spettacoli Classici

Aleksandr Sokurov è a Vicenza per preparare la sua prima regia teatrale che sarà presentata in prima mondiale assoluta, in occasione del 69° Ciclo di Spettacoli Classici del Teatro Olimpico.

Lo ha accolto  al Teatro Olimpico il vicesindaco e assessore alla crescita del Comune di Vicenza, Jacopo Bulgarini d’Elci. “La visione che abbiamo voluto costruire in questi anni è quella di un Olimpico che si apre a un incrocio di linguaggi e di generi – ha spiegato Bulgarini d’Elci -. Riflettendo sul classico e sulla idea di classicità che incarna, ma al contempo realizzando un esperimento inedito nella sua storia quasi cinquecentenaria: convocare al cospetto del più antico teatro coperto del mondo alcune delle voci più geniali e visionarie della ricerca artistica contemporanea mondiale e spingerle a sfidarlo. Sokurov è il primo di questi nomi, e siamo elettrizzati all’idea di cosa il suo genio potrà partorire dall’incontro con l’Olimpico”.

“Il Teatro Olimpico è stupefacente – ha osservato Aleksandr Sokurov -, un luogo dinamico che esprime una magia con la quale mi troverò a dialogare nel mio lavoro. Non esiste la cultura al passato, l’arte ci guida verso il futuro e ne rappresenta l’anticipazione”.

Nello spettacolo che Sokurov realizzerà per l’Olimpico, la teatralità del suo cinema avrà il suo compimento: i linguaggi di cinema, teatro, letteratura e arti figurative si esprimeranno insieme, non in un incontro statico, bensì in un reciproco, infinito rincorrersi.

“Non poteva esserci artista più emblematico di Aleksandr Sokurov per aprire questo ciclo di Conversazioni al Teatro Olimpico – ha sottolineato il curatore artistico, Franco Laera -: il grande regista russo ha dedicato due suoi lavori cinematografici imponenti all’Ermitage, Arca Russa, e al Louvre, Francofonia, ed ora, alla sua prima prova con il teatro di prosa, si appresta ad incontrare il monumento più importante del teatro rinascimentale. Siamo orgogliosi e riteniamo un grande privilegio la sua collaborazione”.

Aleksandr Sokurov – amico di Andrej Tarkovskij, del quale è artisticamente considerato l’erede – nelle sue pluripremiate opere cinematografiche, come Moloch, Toro e Il Sole e Faust, per ricordare la sua tetralogia “storica” -, non ha mai scelto una chiave di lettura univoca, privilegiando un’analisi composita che deriva da un’inquietudine di pensiero che richiama i suoi studi di storia e filosofia all’Università di Gor’kij. La visionarietà e l’apparente impianto onirico, in realtà molto legati alla storia, prendono l’immagine – e la sua “oceanica” intermittenza con la parola – come paradigma visivo quasi astratto (da qui l’attenzione all’arte figurativa) delle situazioni proposte.