L’installazione di impianti per la produzione di energia fotovoltaica è stata fortemente incentivata tra il 2008 e il 2012, con diversi bandi statali “Conto energia” che, a fronte della realizzazione di impianti da parte di enti privati o pubblici, erogavano finanziamenti per ogni kilowattora prodotto.
Ma negli ultimi tempi qualcosa è cambiato. Per coloro che hanno realizzato impianti con potenza superiore ai 200 kilowatt c’è stata una pesante riduzione dell’incentivo con carattere addirittura retroattivo. La cosa ha creato grandi problemi a coloro che avevano basato sulle previsioni di guadagno i loro investimenti e i vari mutui. Tale norma, ribattezzata “spalmaincentivi”, è stata anche oggetto di un ricorso promosso da Confagricoltura e Assorinnovabili, con 400 impianti coinvolti. La vicenda è approdata in Corte Costituzionale ma, con una decisione che ha lasciato di stucco il settore primario, i ricorsi presentati sono stati bocciati. Abbiamo appreso con stupore infatti il comunicato stampa apparso qualche giorno fa sul sito della Corte Costituzionale che, laconicamente, afferma che “la Corte Costituzionale ha dichiarato infondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 26, commi 2 e 3 del D.L. 24 giugno 2014, n. 91 (convertito con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, 116), c.d. spalmaincentivi, nel settore dell’energia prodotta da impianti fotovoltaici”.
La Corte Costituzionale così facendo afferma che la rimodulazione retroattiva degli incentivi al fotovoltaico sia legittima. Le ragioni del rigetto saranno conosciute solo col deposito della sentenza che non ci sarà prima di un mese/un mese e mezzo. Solo allora sarà possibile comprendere le motivazioni con cui la Corte Costituzionale abbia ritenuto di non accogliere non solo le nostre censure (e quelle sollevate negli altri centinaia di ricorsi analoghi) ma anche quelle evidenziate con precisione dal TAR del Lazio che ha deciso, con innumerevoli ordinanze di rimessione, di trasmettere gli atti al giudice delle leggi, ritenendo le impugnate norme di dubbia costituzionalità. A questo punto, valuteremo, insieme ai nostri legali, quali azioni alternative poter eventualmente intraprendere a difesa delle posizioni che abbiamo sin qui espresso.