Pasticciaccio dei Co.co.co, il governo fa marcia indietro

Alla fine è scoppiato il pasticciaccio Discoll tanto da spingere il governo ad una repentina marcia indietro dopo che sino a giovedì aveva dato parere negativo a proseguire la copertura per migliaia di lavoratori coordinati e continuativi che rischiavano di trovarsi senza paracadute. L’indennità di disoccupazione nata nel 2015 in via sperimentale era stata confermata per il 2016 lasciandoli scoperti da quest’anno. Solo nel pomeriggio di oggi sono arrivate le rassicurazioni del ministero del Lavoro.

Facciamo un passo indietro. Il Milleproroghe, come conferma ora il ministero, è il contenitore giusto per trovare una soluzione in tempo utile ma l’emendamento al decreto che stanziava le risorse per prorogare anche nel 2017 e nel 2018 l’indennità, sinora non aveva ottenuto il parere positivo né del governo né del relatore ed il testo era stato ritirato proprio ieri dai senatori del Pd che lo avevano presentato, prima firmataria Annamaria Parente (Pd). All’indomani della battuta d’arresto in commissione Affari costituzionali, è arrivata la scarna nota dall’Inps nella quale si comunicava che “in assenza di previsione normativa, non sarà possibile procedere alla presentazione delle domande di indennità DIS-COLL per le cessazioni involontarie dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa, anche a progetto, verificatesi dal 1°gennaio 2017”.

E alla nota dell’Istituto era seguita la levata di scudi dei sindacati che avevano ricordato che la questione era stata sollevata da tempo. Il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, aveva definito “grave” il parere contrario del governo all’emendamento al Milleproroghe; facendo notare che la copertura prevista, “54 milioni di euro nel 2017”, era “relativamente modesta” e chiedendo al governo di tornare sui propri passi. Secondo Treves, che è segretario nazionale di Nidil Cgil dopo essere stato per diversi anni a Corso Italia responsabile del mercato del lavoro, si parla “grosso modo di 50mila persone che potrebbero trovarsi senza tutela” poiché gli “iscritti alla gestione separata sono attorno ai 400-450mila”.

 

 

 

 

 

Fonte: Askanews