“Ferro, fuoco e sangue!”, chiusa la mostra con 10mila visitatori. Il nostro -VIDEO-

Si è conclusa domenica 26 febbraio la mostra “Ferro, Fuoco e Sangue! Vivere la Grande Guerra” con un concerto che ha registrato il tutto esaurito. Un centinaio di persone, infatti, hanno assistito allo spettacolo “La serenata interrotta” nel salone d’onore di Palazzo Chiericati e successivamente sono state accompagnate dal curatore Mauro Passarin a visitare la mostra.

“Accade in Zona” aveva visitato a gennaio la mostra, realizzando per voi un servizio video che vi riproponiamo.

Dall’apertura, l’8 ottobre 2016, in concomitanza con la restituzione alla città dell’ala novecentesca della Pinacoteca civica, l’esposizione ha registrato 9.653 ingressi, distribuiti in meno di cinque mesi.

1337 sono state le persone che hanno potuto visitare l’esposizione durante le numerose visite guidate gratuite.

2183 sono stati gli ingressi durante domenica 5 febbraio, esordio del progetto relativo all’ingresso gratuito a palazzo Chiericati ogni prima domenica del mese.

Numerosi sono stati i gruppi e le associazioni di città e provincia che hanno scelto la suggestiva esposizione come meta di specifiche visite storico artistiche.

Non sono mancati, infine, i visitatori stranieri che, giunti in visita in città, hanno ammirato anche la mostra sulla Grande Guerra, lasciando un commento di commosso apprezzamento nel “libro delle firme”: tra questi soprattutto inglesi, francesi, austriaci e americani, stupiti quanto i visitatori italiani del modo assolutamente inedito con cui è stato rievocato il primo conflitto mondiale.

Le immagini del fotografo Giuliano Francesconi, del resto, hanno restituito al contemporaneo i materiali, tutti frammenti di oggetti utilizzati durante la Grande Guerra e raccolti sulle montagne vicentine, con straordinaria sensibilità, armonia e bellezza, tanto da indurre a meditazioni e a riflessioni profonde sugli errori-orrori della guerra.

Di una concentrazione estrema, di una sensibilità raffinata, le fotografie si sono dimostrate una documentazione palpitante, formando un insieme di dolorosa poesia: la capacità “documentaria” delle immagini non è mai scivolata nel retorico e nel luogo comune, anzi ha piuttosto invitato al silenzio e alla riflessione, componenti essenziali del vedere.