Banche venete, Messina (Intesa Sanpaolo): sì all’intervento pubblico. Plauso da Zaia

Chiedere altri soldi ai privati per poter consentire la ricapitalizzazione pubblica delle due banche venete in crisi è un assunto inaccettabile. Lo ha detto il Ceo di Intesa SanPaolo Carlo Messina a margine dell’assemblea di Confindustria.

Veneto Banca e Popolare di Vicenza hanno chiesto la ricapitalizzazione precauzionale dello Stato ed è in corso una trattativa in salita con Bruxelles per ottenere l’autorizzazione. Secondo alcune voci il via della Ue sarebbe subordinato a una richiesta di ulteriore copertura privata di perdite su crediti, per un importo attorno al miliardo di euro.

“Su queste aziende già i privati hanno perso molti soldi e da dicembre c’è una disponibilità di fondi pubblici per risolvere un problema sistemico”, ha detto Messina. “E’ inaccettabile che si parta dal presupposto, che qualcuno chiede, che si è perso ma che bisogna perdere un altro po’ per consentire l’intervento pubblico”, ha aggiunto dicendo che questo approccio è “assolutamente non condivisibile”. Per il Ceo di Intesa SP ora occorre non perdere altro tempo. “E’ necessario accelerare e farsi rispettare nel contesto delle sedi in cui si parla di questi argomenti. Bisogna far presto, non possiamo aspettare mesi e mesi in un loop burocratico tra soggetti che si palleggiano”.

Un plauso alle parole di Messina è arrivato dal Presidente della Regione Veneto Luca Zaia. “Parole inequivocabili e definitive, che si riassumono in quello che vado ripetendo da settimane: la situazione delle ex Banche Popolari venete volge verso il dramma; è ridicolo pensare che i privati, che in quelle banche hanno già perso milioni, possano sobbarcarsi un altro miliardo di intervento finanziario; l’intervento pubblico è indispensabile; dal governo ancora nessun segnale”.

“Sulla soglia della ripresa dopo otto anni di crisi – ha concluso il Governatore – non ci si può permettere che due banche, che hanno avuto un ruolo storico e fondamentale nello sviluppo del Veneto, finiscano nelle mani di qualcuno che, da Londra o chissà dove, decida quali crediti dare e a chi, ignorando la specificissima realtà di questo territorio e dei distretti industriali che lo caratterizzano”.