“Transumanza sia patrimonio Unesco”, l’appello di 10 sindaci vicentini

Anche il Veneto vuole entrare nella mappa della transumanza a tutela Unesco. Il sindaco di Bressanvido e il presidente dell’Unione montana dell’altopiano di Asiago hanno consegnato nelle mani dell’assessore regionale all’Agricoltura e del presidente della Commissione Affari istituzionali del Consiglio veneto le delibere approvate all’unanimità con cui i dieci comuni vicentini del ‘cammino’ della transumanza di Bressanvido chiedono che il Veneto sia inserito nella candidatura Unesco a “patrimonio culturale immateriale dell’umanità”.

Ogni anno la transumanza di Bressanvido mette in movimento circa 600 capi di bestiame che percorrono due volte il percorso, andata e ritorno, dalla pianura all’altopiano di Asiago, attraversando a primavera e in autunno, i comuni di Bressanvido, Pozzoleone, Schiavon, Marostica, Lusiana, Conco, Asiago, Gallio, Foza ed Enego, alla ricerca di pascoli verdi e di migliori condizioni climatiche.
Si tratta di una tradizione secolare, che impegna centinaia di transumanti a piedi e a cavallo, peculiare di un particolare comparto – quello della pastorizia d’alpeggio – che accomuna diverse regioni, dall’Abruzzo all’Alto Adige, dal Lazio al Piemonte, dalla Sicilia alla Lombardia.

La consegna dei pronunciamenti dei dieci consigli comunali è avvenuta oggi a palazzo Balbi, sede della Giunta regionale a Venezia, con le autorità regionali, del Sindaco di Bressanvido e dei rappresentanti dei Comuni di Asiago e Gallio.

“Anche il Veneto ha una ricca e consolidata tradizione in merito – ha sottolineato l’assessore all’Agricoltura Giuseppe Pan – con molte transumanze ‘minori’ diffuse sul territorio come quella che arriva a San Pietro in Gu in provincia di Padova. Candidare la secolare transumanza di Bressanvido a patrimonio dell’umanità significa valorizzare una pratica che è presidio della montagna, della biodiversità e di filiere di attività agroalimentari che continuano a garantire prodotti di alta qualità. Il Veneto, che sta investendo oltre 390 milioni di euro per lo sviluppo dell’agricoltura e della zootecnìa di montagna, vale a dire un terzo del ‘portafoglio’ dell’intero Programma di sviluppo rurale 2014-2020, intende sostenere con ogni mezzo questa pratica antica di salvaguardia del benessere animale e di conservazione dell’equilibrio ambientale. Si tratta di una pratica di ‘buon’ allevamento e di valorizzazione dei pascoli in quota, che è diventata anche ricchezza culturale, ambientale e turistica dei territori che la vivono, e che ben merita il riconoscimento Unesco”.

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