La vittoria nella celebre trasmissione televisiva più che aprirgli la strada del successo lo ha visto protagonista di una serie di accuse a cui ha sempre dato poco seguito predicando più volte la sua estraneità dei fatti. La richiesta da parte della produzione televisiva di restituire il premio di 100 mila euro è stata rigettata dal giudice che ha dato ragione allo Chef.
A fare causa al vincitore di Masterchef 4 oltre alla casa di produzione Magnolia furono anche 9 “colleghi” concorrenti della stessa edizione del programma in onda su Sky. In realtà ad accendere la miccia fu “Striscia la Notizia” , il telegiornale satirico di Mediaset annunciò, ancora prima che andasse in onda su sky, il vincitore. Seguirono altri servizi che accusavano lo Chef di Adria di avere un passato da professionista, cosa vietata da regolamento che impone anche una penale qualora chi vi partecipa non sia cuoco amatoriale ma abbia svolto servizio guadagnando del denaro.
Di pochi giorni fa sono le sentenze del tribunale civile di Milano. Magnolia chiedeva la restituzione dei 100mila euro di premio. Invece ha perso ed è stata condannata a pagare 10mila euro per aver promosso una «lite temeraria» e 13mila 400 euro di spese legali agli avvocati del cuoco adriese, Armando Catarisano e Giada Bozino. È andata male anche agli ex concorrenti che avevano citato Sky e Callegaro. Devono pagare 20mila euro agli avvocati di Callegaro e altrettanti a quelli di Sky.
“Sono sempre stato tranquillo e non ho mai avuto dubbi sull’esito finale –dichiara Callegaro al Fatto quotidiano–. Ho sempre saputo, e per fortuna ora è stato dimostrato, di essere una persona pulita: non ho mai avuto niente da nascondere ma giustamente la mia parola non bastava perché era la parola di un avente causa. Oggi i fatti hanno parlato per me. Quel che è successo, invece, può far parte della vita di chi ha una visibilità pubblica. Mia nonna mi diceva sempre: ‘Se vuoi il cane, ti prendi anche le pulci’. Non si può decidere di star seduti su una sedia e non accettare che possa essere scomoda”