A 25 anni da Mani pulite l’Italia è ancora più corrotta, lo afferma Piercamillo Davigo

Doveva essere la svolta del Paese, negli anni ’90 centinaia di processi, migliaia di condanne e una serie di azioni forti furono al centro del primo grande scandalo mediatico che portarono alla chiusura della cosidetta “Prima Repubblica”. A 25 anni da Mani pulite, “è drammatico quanto poco sia cambiata la situazione e quanto sulla corruzione peggiori la deriva dell’Italia nel panorama internazionale”. Un Paese corrotto? “A livelli diversi, finalità e modalità diverse. e’ un Paese che sta morendo. C’è sfiducia, la gente non va più a votare, espatria”. Lo afferma Piercamillo Davigo, presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) e pm del pool milanese di Mani pulite, in un’intervista al Corriere della Sera.

“Il nostro giudice – afferma Davigo – è vincolato da un sistema di inutilizzabilità sconfortante perché una prova acquisita, valida nei confronti di un imputato, diventa inutilizzabile per un altro se è stata acquisita a termini delle indagini preliminari scaduti. Il giudice è messo nella condizione di dover scegliere tra rispettare la legge rinunciando a fare giustizia o tentare di fare giustizia forzando la legge. E’ inaccettabile. E allora è normale che uno venga arrestato e poi assolto. Se non volevano questo non dovevano scrive il codice così, oppure dovevano dirci di non arrestare più”.