Legge sul consumo di suolo, Confartigianato: “eccessive deroghe”

E’ in corso in questi giorni, in Consiglio Regionale Veneto, l’esame dei 245  emendamenti presentati in ordine alla nuova Legge Quadro per il contenimento graduale del consumo di suolo. Un provvedimento talmente importante da essere costantemente monitorato da un gruppo di lavoro appositamente costituito in Confartigianato Imprese Veneto: la Commissione tecnica territorio che, nella riunione di ieri, ha espresso alcune valutazioni che vanno nell’ottica di interpretare la norma non come un risultato da acquisire, ma come un primo passo nella direzione giusta a cui farne seguire molti altri.

“Auspichiamo buonsenso e coraggio da parte di tutti – si legge nella nota – per non perdere, dopo un iter lungo e travagliato, l’occasione di lanciare uno sguardo di prospettiva su un nuovo possibile modello di sviluppo. Si tratta infatti, di intervenire su un driver strategico quale il governo del territorio che, è bene ricordare, non è proprio di nessuna istituzione o categoria economica ma, piuttosto, attiene al benessere collettivo e allo sviluppo dell’intero Veneto”.

“E’ per questo che, pur condividendo i principi fondanti del testo, come  l’obiettivo di consumo suolo zero per il 2050, riscontriamo alcuni elementi che rischiano di ridurre, se non vanificare, l’intento della norma. In particolare ci si riferisce all’eccessivo sistema di deroghe inserito nel  testo di legge che, sommato a quanto previsto per il periodo transitorio, rischiano seriamente di compromettere una corretta applicazione dei principi enunciati dalla legge. Come ridondante si ritiene l’introduzione di un ulteriore osservatorio in quanto la Regione dovrebbe essere già in possesso di una mole sufficiente di dati e rilevazioni utili a supportare un processo decisionale”.

Con lo spirito propositivo che ha sempre contraddistinto la Confartigianato, la Commissione pone quindi sul piatto una riflessione su alcune tematiche fortemente connesse al governo del territorio e che, anche se non tutte direttamente implicate nella norma in questione, non possono essere tralasciate se davvero si vuole innestare un processo di riforma serio ed incisivo, che guardi in prospettiva ad una riorganizzazione delle politiche territoriali del Veneto: – promuovere il riutilizzo delle aree dismesse attraverso politiche di incentivo a processi di riqualificazione anche in chiave di efficientamento energetico, che possano davvero creare un interesse reale e fornire strumenti concreti per poter trasformare quelle che ad oggi sono aree degradate di città e periferie, in moderni quartieri efficienti ed a misura d’uomo; – affrontare la problematica degli abbattimenti di quegli edifici non più funzionali o recuperabili, utilizzando strumenti quali i crediti edilizi, in grado di generare un interesse di mercato per ciò che oggi non ha più valore; – definire nuove politiche di sviluppo dei centri urbani, che tengano conto delle mutate condizioni sociali, dei fabbisogni della popolazione e della sostenibilità del territorio; – superare il concetto di invarianza idraulica. Anziché garantire semplicemente l’invariabilità nel tempo delle capacità idrauliche del suolo e dei corpi ricettori puntare al miglioramento delle condizioni esistenti, affrontando così il tema legato al rischio alluvionale che rappresenta la prima minaccia ambientale, sociale e economica di larga scala per il nostro territorio regionale; – ridurre il peso degli oneri di urbanizzazione nel sostegno della spesa corrente dei comuni elemento che gli spinge a non adottare politiche di contenimento.

“Crediamo – conclude la nota della Commissione Tecnica Territorio – sia giunta l’ora che tutti gli attori dal legislatore regionale, agli amministratori locali, coinvolgendo banche e attori economici, siglino un patto volto ad una reale riqualificazione urbana del nostro territorio. Un accordo non dettato dalla cogenza di una norma, ma dalla volontà di cambiare davvero faccia al Veneto”.