Sul caso Miteni, dopo la notizia della volontà dell’azienda di presentare istanza di fallimento, interviene la Filctem Cgil di Vicenza e del Veneto. Ecco il comunicato del sindacato chimici:
“Ora, dopo l’ennesima fuga, chiediamo con forza che le Istituzioni, la Magistratura, la Confindustria, colpevoli di un silenzio assordante e la Politica si mobilitino in difesa dei più deboli, dei Lavoratori e dei Cittadini.
Troppo tempo si è voluto aspettare e questo ha permesso a questa Società di prendersi gioco di tutti, con dichiarazioni ottimistiche, quando era chiaro l’obiettivo: non pagare nulla e poter uscire alla “italiana” maniera.
Come Lavoratori, coinvolti oltre che dal punto di vista occupazionale anche da quello sanitario, come Cittadini e come Sindacato, chiediamo l’immediata apertura di un tavolo di crisi dove affrontare questa drammatica vicenda e ricercare le soluzioni che diano risposte sia dal punto di vista occupazionali, che sanitarie, che economiche, nonchè di riassetto e bonifica del territorio.
Solo attraverso questo percorso, che deve essere immediato in quanto siamo in presenza di una vera e propria emergenza, sanitaria, economica ed occupazionale, si possono attuare soluzioni che vedano l’assunzione di responsabilità. Attraverso la ricerca del coinvolgimento del florido tessuto economico, vicentino con una visione solidaristica, che permetta, unendo le forze, di rispondere a chi, per colpe non sue, si vede sfuggire il futuro.
A Confindustria chiediamo di ritornare a svolgere quel ruolo di mediazione, a lei dovuto, e di smetterla di assecondare iniziarive e decisioni che rasentano, anche se all’interno di norme e leggi vetuste, “l’illegalità “
Alla Magistratura chiediamo la determinazione di colpire, anche nei loro beni, i colpevoli, di promuovere il sequestro preventivo dei beni di Propietá della multinazionale e il sequestro dei loro ricavi, così da permettere di veder risanato e tutelato il territorio e i suoi abitanti.
Alle Istituzioni, Regionali, Provinciali e Comunali, chiediamo di costituirsi parte offesa, non solo per la questione ambientale-sanitaria, ma anche per il danno economico-occupazionale che questa chiusura determina, e di avviare immediatamente un percorso per la ricollocazione dei lavoratori o l’accompagnamento alla pensione.
Solo attraverso questo impegno comune possiamo evitare che questo territorio, i Lavoratori ed i Cittadini si trovino soli e con una “cattedrale” abbandonata e pericolosa”.