Si dimezza nell’ultimo anno il numero delle nuove crisi aziendali in Veneto. Il dato, che può essere interpretato come un segnale di conferma della ripresa di un ciclo espansivo dell’economia veneta, è contenuto nell’ultimo report di Veneto Lavoro relativo al primo semestre 2018.
Da gennaio a marzo le comunicazioni di avvio di crisi aziendale sono state 47, a fronte delle 77 del primo trimestre 2017. I lavoratori coinvolti sono stati 1261, circa 300 in meno del 2017. Su base annua, i principali indicatori di crisi aziendali rivelano una contrazione del 51 per cento rispetto al 2017. Ma il trend appare decisamente più positivo se confrontato con gli anni ’bui’ della crisi: nel biennio 2013-2014 le aperture di crisi si aggiravano sulle 2000 l’anno, con circa 40 mila lavoratori coinvolti. Nel 2009, primo anno ‘nero’ della recessione in Veneto, a dichiarare lo stato di crisi erano state 1189 aziende con quasi 31 mila lavoratori coinvolti.
“La Regione Veneto – evidenzia l’assessore regionale al lavoro Elena Donazzan – ha seguito fin dal primo giorno della crisi le aziende in difficoltà, strutturando una apposita unità regionale di supporto, consapevoli dello tsunami che si sarebbe abbattuto sul Veneto: con responsabilità abbiamo studiato strumenti e speso energie per accompagnare le diverse situazioni”.
“Oggi –prosegue l’assessore – la crisi si è trasformata, ma non ha cessato di colpire il nostro tessuto: se all’inizio ad essere maggiormente colpite erano le realtà più fragili o con problematiche evidenti, oggi la patologia ha cambiato pelle e noi dobbiamo continuamente adattarci ai diversi sintomi. Resta alta l’attenzione – avverte Donazzan – anche quando apparentemente i numeri ci dicono che la pressione si è allentata. Non dimentichiamo che le imprese in Veneto che risultano aver aperto procedura formale di dichiarazione di crisi sono allo stato attuale sono quasi 600, e 6 su 10 contano più di 15 dipendenti”.
Il report di Veneto Lavoro evidenzia numeri in calo anche per gli accordi tra le parti sociali per la gestione delle procedure di crisi e il ricorso alla cassa integrazione straordinaria (-6% rispetto al primo trimestre 2017 e -55% su base annua).
Marcata la contrazione dei licenziamenti individuali: nel primo trimestre 2018 sono stati 5.800, a fronte dei 6.400 dello scorso anno. Ma il raffronto diventa molto più significativo se fatto con i primi anni della crisi: nel 2009 erano stati 35.100, per superare poi nel 2012 i 39.000. Variazioni più lievi, invece, per i licenziamenti disciplinari (da 1.600 a 1.500) e per quelli collettivi, scesi dai 900 dello scorso anno ai 700 del 2018. Dati comunque confortanti, se messi a confronto con i 14.400 del 2013 e i 18.200 licenziati del 2014.