Aumentano ancora, nel 2015 , le aziende non congrue e non coerenti.
Sulla base dei dati diffusi di recente dall’Agenzia delle Entrate infatti, il 2015 vede
confermare il trend in aumento delle posizioni di non congruità e di quelle di non coerenza rispetto agli anni passati.
Per quanto riguarda la congruità ( il risultato che scaturisce dal confronto dei ricavi o
compensi dichiarati dal contribu ente (risultanti dalle scritture contabili) e quelli presunti da GE.RI.CO (risultanti da variabili contabili ed extracontabili) si è passati dal 28% di non congrui del 2013, al 33,77% del 2014, per raggiungere il 35,03% del 2015.
I non coerenti (dato relativo alla regolarità degli indicatori economici, predeterminati per
ciascuna attività dallo studio di settore approvato), nel 2015, diventano ben il 59,85%
rispetto al 52,99% del 2013. Diminuiscono anche le posizioni calcolabili che, a livello
nazionale, da 3.810.484 del 2013 diventano 3.468.726 del 2015; calo dovuto sia al passaggio di molti soggetti al regime forfetario, che ad una consistente riduzione dei
soggetti con partita IVA.
Una situazione allarmante che varia anche da categoria a categoria. Ad esempio gli impiantisti sono oltre il 38% di posizioni non congrue e il 61% di non coerenti, gli acconciatori sono ben oltre il 57% di non congrui e il 73% di non coerenti ed il trasporto merci ha raggiunto nel 2015 il 78,46% di non coerenti. I muratori pa ssano dal 31% di non congruità nel 2013 al 42,5 del 2015 mentre gli autoriparatori in un biennio hanno visto ridursi i soggetti congrui dal 70% al 58%.
“Nonostante proprio nei giorni scorsi sia stato già stabilito, a mezzo Decreto Legge
193/2016, che gli studi di settore andranno in soffitta perché sostituiti dagli indicatori di
affidabilità fiscale, – spiega Agostino Bonomo Presidente di Confartigianato Imprese
Veneto– l’andamento di costante aumento delle posizioni di non congruità e non coerenza,
confermato per il 2015, è a dir poco preoccupante se, come sembra, questi nuovi indici si
baseranno su formule statistiche molto simili a quelle utilizzate oggi proprio per il calcolo
della congruità e della coerenza degli studi”.
“Come Confartigianato Imprese Veneto – conclude il Presidente Bonomo -, giusto nell’incontro di fine ottobre con i parlamentari veneti, abbiamo sensibilizzato gli stessi a porre attenzione a questo delicato passaggio che coinvolge ben 329.903 (secondo la Banca dati Studi di settore (Mef) imprese nella nostra regione. Se oggi le imprese artigiane si assestano sui livelli di fedeltà fiscale esposti all’inizio, cosa ci si potrà aspettare dai “nuovi” indicatori che entreranno in funzione dal 2017”?