Vicenza e Arezzo: destini (amari) in comune tra oro, banche e calcio

Due città con due destini comuni. Se facessimo una fotografia in Veneto e nella (ex) rossa Toscana probabilmente avremmo in mano due fotocopie. Vicenza e Arezzo. Traducendo: oro, banche e calcio.

Di Vicenza sappiamo quasi tutto. Le aziende orafe, un tempo nerbo dello sviluppo industriale locale, hanno vissuto una profonda crisi che le ha ridotte in misura consistente. Della Banca Popolare di Vicenza, dei guai giudiziari dell’ex presidente Gianni Zonin, delle migliaia di azionisti e dei loro soldi finiti in fumo forse non serve nemmeno parlare. Della crisi del Vicenza Calcio si parla molto invece in questi giorni, con una situazione talmente grave, tra mancato pagamento di stipendi e tasse e balletti societari, che lo spettro del fallimento è già stato evocato.

Ma il fatto curioso è che anche alcune centinaia di chilometri più a sud i temi sul tappeto sembrano esattamente gli stessi. Vicenza e Arezzo cugine d’oltreAppennino, verrebbe da dire.

La crisi del settore orafo e gioielliero ha colpito duro anche a quelle latitudini. Tanto che la fiera del gioiello locale ha preferito mettersi, attraverso una serie di accordi, nelle mani del gruppo a cui fa riferimento la fiera di Vicenza, Italian Exhibition Group. Le vicende della banca di riferimento del territorio, Banca Etruria, hanno riempito titoli di giornali per mesi, soprattutto per il coinvolgimento della famiglia Boschi. Ma in queste settimane ecco arrivare la terza crisi che già viviamo all’ombra dei colli Berici: quella della società di calcio dell’Arezzo.

La squadra amaranto è in serie C come il Vicenza, ma nel girone A, e si trova all’11esimo posto in classifica. Ma soprattutto sta vivendo, anche lei, un periodo durissimo. Anche in terra di Toscana si parla infatti di punti di penalità, di una nuova società che ha fatto un passo indietro, del nodo del pagamento degli stipendi di ottobre. E di uno sciopero già annunciato con tanto di solidarietà dell’Associazione italiana calciatori: qui la partita a rischio sarebbe quella del 30 dicembre, contro la Giana Erminio.

Nelle due città cugine cittadini e tifosi sperano che le nuvole nere all’orizzonte possano dileguarsi. Quel che è certo è che politici locali, banchieri e dirigenti sportivi non hanno avuto lo stesso potere del mitico Re Mida: di oro, infatti, ne è rimasto davvero poco.