Sulla Crimea il Veneto vuole ritagliarsi una politica estera autonoma da Roma?

Sulla Crimea il Veneto vuole ritagliarsi una sua politica estera autonoma da Roma? È questa l’impressione che si ha leggendo della recente missione in Crimea del presidente del Consiglio Regionale Roberto Ciambetti, ospite all’Economic Forum di Yalta.

Secondo il comunicato pubblicato sul sito del Consiglio Regionale (quindi la presenza non era in veste privata) Ciambetti sarebbe intervenuto spiegando “innanzitutto l’assurdità delle sanzioni alla Russia, sanzioni che hanno colpito il Veneto oltre a Lombardia ed Emilia: si tratta di miliardi di dollari gettati al vento che le nostre imprese e la nostra agricoltura hanno perduto in ossequio ad una politica incapace di gestire con le armi della diplomazia e del buon senso il confronto con la Russia. Veneto e Crimea hanno grandi opportunità per rafforzare legami e relazioni economiche e noi, come Veneto, possiamo ben capire l’aspirazione di questo popolo ad avere un proprio statuto che salvaguardi l’autonomia, la lingua, storia ed identità di una terra che ha visto scrivere pagine importanti della storia russa ed europea.”

E infatti le critiche subito piovute dal Partito Democratico sembrano avere un certo fondamento. “Il Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, e la sua ‘comitiva’, tornano in Crimea sfidando il diritto internazionale e anche il nostro Governo che aveva già sconsigliato la missione dello scorso ottobre. Cosa pensa Zaia di questo bizzarro modo di operare di Ciambetti e di alcuni consiglieri della sua maggioranza? Non trova che sia pericoloso per i rapporti diplomatici tra Italia e Ucraina?”, afferma, in una nota, il consigliere regionale Pd Andrea Zanoni. “Trovo grave che dei rappresentanti istituzionali violino la legislazione di un Paese, le norme del diritto internazionale e le decisioni dell’Unione Europea sull’entrata e uscita dalle aree d’Ucraina temporaneamente occupate, con responsabilità penali per violazione della legislazione vigente in quello Stato (art. 332-1, comma 1 del Codice penale)”.

Quindi il Veneto vorrebbe decidere da sè con quali paesi intrattenere rapporti amichevoli, anche andando contro la politica ufficiale del Governo nazionale, che già aveva sconsigliato una analoga missione lo scorso ottobre. Ma cosa succederebbe se ogni regione italiana di punto in bianco decidesse di avere una propria politica estera diametralmente opposta a quella di Roma? Non c’è che una risposta: sarebbe il caos.

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