Roberto Ciambetti alla conferenza Onu: “Evitare il collasso demografico e la crisi ambientale”

Per la prima volta un Presidente del Consiglio regionale del Veneto ha presenziato all’Onu, Ciambetti protagonista dell’evento “Città Inclusive per famiglie sostenibili” a New York ha portato la voce dei veneti lanciando un grido d’allarme su due temi di fondamentale importanza.

“Oikos in greco significa sia famiglia che casa: la comunità nasce dal condividere e mettere insieme più Oikos. Il villaggio è la sede della comunità e base, assieme alla famiglia, della società, come spiegò Aristotele, e ciò vale anche per la città del futuro: una città che non riconosca il ruolo alla famiglia, una città che non è luogo della condivisione e inclusione non è più città spazio della comunità”.

Roberto Ciambetti, Presidente del Consiglio regionale del Veneto è stato tra i relatori dell’incontro di lunedì 6 febbraio organizzato alla sede delle Nazioni Unite a New York dalla Divisione per le Politiche Sociali e lo Sviluppo del Dipartimento Economia e Affari sociali dell’Onu dal titolo “Inclusive cities for sustainable families – An adeguate response to the demographic challange” nell’ambito della 55esima Commissione Onu per lo sviluppo Sociale.

Secondo Ciambetti “E’ chiaro che siamo seduti sulla bomba demografica e su quella ambientale: entrambe sono pronte ad esplodere a travolgerci. Fuori dall’Occidente industrializzato lo sviluppo caotico dell’urbanizzazione ha assunto un carattere violento e squilibrato, legato alla fuga dalle campagne più che alle effettive capacità di garantire sostentamento e migliori qualità di vita dei nuclei urbani. Di qui lo sviluppo delle gigantesche bidonvilles, villas miserias, favelas che segnano tante metropoli del Terzo Mondo, luoghi delle tensioni, miseri, povertà, sfruttamento.

Contestualmente alla fuga dalla campagna e all’aggregazione attorno alle città registriamo l’esplosione demografica, la grande sfida che abbiamo davanti. Anche in Europa e nel Nord America possiamo un trend per molti aspetti analogo a quello dei Paesi poveri: periferie e banlieue stanno crescendo in maniera esponenziale e sono diventate punto di attrazione e destinazione di flussi migratori insostenibili e dai costi socio-economici enormi. In entrambi i casi le città sono i luoghi di aggregazione delle sfide del contemporaneo: esplosione demografica, questione ambientale e sociale.

Serve un diverso modello di sviluppo – continua Ciambetti – che consenta e garantisca adeguati standard di vita anche alle località periferiche, alle campagne: non ha senso dilapidare miliardi e miliardi di fondi pubblici, guardiamo al caso italiano, per ospitare in condizioni assurde migliaia di immigrati: cosa si sarebbe potuto fare se gli stessi soldi bruciati nell’accoglienza fossero stati invece investiti nei Paesi d’origine per costruire scuole, ospedali, acquedotti, fognature? Le nazioni sviluppate devono investire nel terzo e Quarto Mondo e non immiserire ancor più popoli poveri o proporre loro modelli di sviluppo consumistico inconciliabili con le esigenze di un armonico sviluppo sociale ecosostenibile.

Le tecnologie moderne possono essere strategiche e assicurare spazi di manovra un tempo impensabili anche nelle aree povere. Ma non possiamo di certo continuare con modelli di sviluppo basati sullo spreco, sulla distruzione delle risorse, su un consumo dissennato. La famiglia è il luogo della formazione, dell’educazione, della crescita: è il luogo dove si coltiva il bene comune. O torniamo a questo bene comune, al rispetto del bene della comunità, al rispetto della vita e dei suoi valori, rispetto dell’ambiente e delle sue esigenze o non invertiremo la rotta che sta conducendo l’umanità sull’orlo del precipizio. Città sostenibili e inclusive per famiglie sostenibili è la grande scommessa che possiamo giocare per impedire il tracollo, mettendo assieme, condividendo, le migliori esperienze”.