Erc, in 10 anni sostenuti 380 ricercatori italiani con 600 milioni, in lista anche l’Università di Padova

I dati diffusi in questi giorni dall’ente che si occupa di finanziare i ricercatori italiani sono positivi. C’è un sostanziale aumento dell’interesse nei confronti degli studiosi di casa che si sono visti assegnare cifre importanti per sostenere le proprie ricerche. Tra gli atenei interessati è presente anche l’Università di Padova.

Nei suoi primi 10 anni di attività l’European Research Council ha offerto molte opportunità ai ricercatori italiani. Sono stati in tutto 380 quelli che hanno beneficiato degli Erc Grants per un totale di 600 milioni di euro. In 241 casi le sovvenzioni hanno interessato ricercatori all’inizio o a metà della carriera, 313 ricercatori italiani che lavorano all’estero hanno passato la stringente selezione aggiudicandosi i premi del Consiglio europeo della ricerca.

A tracciare un bilancio dell’impatto che l’attività dell’Erc ha avuto sull’Italia, in occasione dei festeggiamenti per i primi 10 anni di operatività dell’organismo, è l’Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea (Apre) che, in stretto collegamento con il Miur fornisce informazioni, supporto ed assistenza per la partecipazione ai programmi e alle iniziative di collaborazione nazionale ed europee nel campo della Ricerca, Sviluppo Tecnologico e Innovazione e del trasferimento dei risultati delle ricerche.

Le principali istituzioni ospitanti nel nostro Paese, segnala Apre, sono Università L. Bocconi di Milano (25 sovvenzioni), Consiglio Nazionale delle Ricerche – Cnr (20), Università degli Studi di RomaLa Sapienza (20), Università degli Studi di Trento (17), Università degli Studi di Padova (18).

“L’impatto dell’Erc sul sistema italiano della ricerca – ha dichiarato Fabio Zwirner, membro del consiglio scientifico del Consiglio europeo della ricerca e professore di fisica teorica presso il dipartimento di Fisica e astronomia “G. Galilei” dell’Università di Padova – supera quello diretto dei progetti finora finanziati. Altrettanto importante è stato lo stimolo a modernizzare i sistemi di reclutamento e i meccanismi di selezione dei progetti di ricerca, con un’accelerazione nel raggiungimento dell’autonomia e nella carriera per i giovani più brillanti. Certo l’impatto sarebbe stato ancora maggiore con un maggiore investimento nazionale in ricerca”.