Etnofilmfest, a Monselice 4 giorni dedicati al cinema documentaristico

Si terrà a Monselice dal 15 al 18 giugno Etnofilmfest, il festival dedicato al documentario diretto dal regista e antropologo Fabio Gemo con ingresso libero a tutti gli eventi e a tutte le proiezioni. Coinvolti i luoghi e le location storiche di Monselice, il festival si dipanerà al Castello per incontri e proiezioni, a Ca’ Emo per mostre workshop e laboratori, gli spettacoli si terranno invece nella centrale Piazza Mazzini.

Per celebrare i suoi primi dieci anni, Etnofilmfest quest’anno ha deciso di darsi come focus il Veneto: “Un’occasione per dare uno sguardo al nostro territorio – spiega Fabio Gemo – il Veneto. Laboratorio di contraddizioni e di nuove idee. Da terra di emigranti a terra di immigrati. Testimonianze di un passato e di nuovi valori che in pochissimi anni hanno rivoluzionato una terra di contadini prima e di industrie poi. Molte le voci che negli ultimi decenni hanno provato a raccontare il nostro territorio, quella che un tempo era considerata la “locomotiva del Paese” e oggi stenta a vedere i propri binari”.

E a parlarne ci saranno proprio quei personaggi del mondo del cinema, della letteratura, della cultura, del giornalismo che da anni con il loro lavoro, sempre in trincea, testimoniano con verità le evoluzioni e le contraddizioni del territorio.

Moltissimi gli appuntamenti in programma a partire ovviamente dalle proiezioni che verranno giudicate da una specifica giuria composta da: Antonio Andreetta, regista; Giancarlo Beltrame, critico cinematografico; Simone Cangelosi, regista; Zelda Franceschi, antropologa; Alessandra Mercanzin, giornalista.

In gara dieci documentari rigorosamente realizzati da produzioni italiane che ci raccontano storie da tutto il mondo, dall’Africa al Perù. Si potranno conoscere le storie di donne del Bangladesh e dell’Etiopia, continenti diversi uniti dalla stessa violenza. Potremo ripercorrere 100 anni di cinema indagando la presenza dei neri nel cinema italiano, oppure ancora parlare di come una comunità peruviana viva del lavoro della miniera e di come il piombo estratto stia inquinando la loro acqua. Questi e molti altri i documentari in concorso che il direttore artistico da sempre seleziona solo ed esclusivamente da produzioni italiane: “Proprio per valorizzare le nostre produzioni – racconta Gemo – ci sono stati dal Messico alla Germania che vantano produzioni documentaristiche eccezionali, noi siamo deboli in questo pur vantando il fiore all’occhiello dei registi documentaristi”.

Non poteva mancare infatti all’interno del programma culturale offerto dal festival un omaggio al grande maestro Luigi di Gianni con la proiezione di alcuni suoi documentari, tra gli altri, uno realizzato sul Vajont. Luigi Di Gianni è uno dei più grandi documentaristi italiani ancora in attività, collaborò con l’antropologo Ernesto de Martino e fu uno dei 40 “corsari” della RAI. La sua telecamera ha fermato su pellicola con intimità unica, i rituali magico-religiosi di un sud Italia ormai scomparso.

Da questa precisa presa di posizione di Fabio Gemo verso la salvaguardia e la promozione del cinema documentario italiano è nata per sua volontà una scuola a Monselice. Si chiama Etnofilm, scuola di cinema documentario etnografico. Aperta da due anni sta già sfornando veri talenti. Durante “Venetnica” vedremo infatti le proiezioni dei lavori finali degli allievi.

E ancora: un confronto con il Museo Etnografico della Provincia di Belluno e del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. E la musica. I Calicanto con itinerari musicali da Venezia alla Grecia. Gli strumenti musicali popolari dell’area veneta. Le attività didattiche. Il gran finale col concerto della Bottega Baltazar.

Mentre, a volo d’uccello: grande apertura con il libro “Oltre Gomorra” di Paolo Coltro, già caporedattore dei cinque quotidiani del gruppo Finegil per il settore cultura. Il suo libro testimonia di come la sicurezza ambientale sia messa a rischio da vent’anni di traffici illegali dei rifiuti industriali. E di come oggi siamo praticamente alle prese con un disastro ambientale.

Andrea Segre

Grande nome del cinema italiano, Andrea Segre, incontrerà il pubblico per raccontarsi: lui, un regista veneto in terre venete.

Sicuramente interessante il confronto tra Vera Slepoj e Alessandro Russello. Psicoterapeuta e opinionista scientifica sui fenomeni sociali Slepoj, direttore responsabile del Corriere della Sera del Veneto, Russello. Insieme ci racconteranno come sta l’anima e il corpo del nostro Veneto.

Da non perdere l’incontro con Francesco De Melis e Daniela Perco che tratteranno della ricerca sul campo condotta con mezzi visivi di rilevamento e della prospettiva visiva come linea-guida nell’allestimento di un museo antropologico. Francesco De Melis è compositore, antropologo della musica e cineasta-etno- logo. Svolge da anni un’intensa attività di ricerca sulla musica e l’iconografia dei suoni nelle culture orali e sulla teoria e la prassi del film etnico-musicale. Daniela Perco, antropologa, ha diretto fino al 2016 il Museo Etnografico della Provincia di Belluno e del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, di cui ha curato l’ideazione e l’allestimento.

Già professore ordinario di sociologia e sociologia delle religioni al Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata dell’Università di Padova, Enzo Pace dedicherà le sue riflessioni al Veneto cattolico. Oggi la realtà religiosa del Veneto sta cambiando con l’arrivo e la presenza stabile di donne e uomini provenienti da diversi Paesi del mondo. Ortodossi, musulmani, sikh, buddisti, induisti, cristiani pentecostali, cattolici africani, latino-americani e asiatici contribuiranno a disegnare una nuova mappa delle religioni nella nostra regione.

Sarà presente anche la Fondazione Giancarlo Ligabue proponendo nell’incontro con Massimo Casarin un ragionamento a partire da una frase di Giancarlo Ligabue: “La conoscenza e il recupero delle civiltà antiche è presupposto essenziale per la comprensione della nostra comune umanità”. Scriveva così Giancarlo Ligabue commentando la sua lunga attività di ricercatore. Studiare un “chopper” – una pietra lavorata milioni di anni fa -, un vaso maya o una statua “dea madre” della Battriana, ha voluto dire dare voce a culture spesso dimenticate. Intercettare questi segnali del passato è indispensabile operazione che aiuta a ricostruire le mappe della nostra presenza su questa terra.

Ferdinando Camon

Non poteva mancare all’appello per una elaborazione sul Veneto lo scrittore Ferdinando Camon che racconterà “Cosa significa scrivere nel Veneto”. Per Camon scrivere nel Veneto ha un prezzo più alto che altrove. Non ti possono capire in famiglia, nel paese, nelle scuole, all’università. Scrivere nel Veneto vuol dire “scrivere per gli altri”. Per Camon scrivere nel Veneto e dare i libri a Milano è una forma di emigrazione.

Etnofilmfest è realizzato grazie al Centro Studi sull’Etnodramma, al Comune di Monselice, Assessorato alla cultura, con il patrocinio de Provincia di Padova, RetEventi e retEtnodramma, avendo anche un addentellato di programma nei giorni 23, 24 e 25 giugno 2017 a Villa e Miari de Cumani, a Sant’Elena di Padova.