Una situazione davvero paradossale. La vicenda Alitalia sta diventando l’emblema del nostro Paese, con i propri dipendenti a deciderne le tristi sorti. Ad ora un negoziato che porti ad una soluzione per uscire dalle sabbie mobili sembra lontana.
I gloriosi fasti della compagnia aerea di bandiera sono lontani, quando primeggiava fra le migliori al mondo per qualità e servizi offerti. Veivoli di lusso, dipendenti trattati con i guanti di velluto e piloti tra i più pagati al mondo con una varietà di benefit da far venire i brividi. Già una decina d’anni fa, un pilota con 14 anni di anzianità, aveva diritto ad uno stipendio di circa 130 mila euro l’anno, più una serie di premi produzione. Naturalmente le cifre aumentavano in base all’anzianità, inoltre c’è da contare che l’azienda offriva auto con autista per gli spostamenti “casa-lavoro”, alberghi di lusso per soste tra un volo e l’altro e molto altro.
Ad oggi la situazione è critica, a rischio è proprio l’esistenza di Alitalia che vive oggi una crisi senza precedenti.
“In questi anni, da assessore regionale, ho seguito le vicende e le crisi di Meridiana e della stessa Alitalia, trovando governi incapaci di comprendere l’importanza strategica di queste nostre aziende, ma oggi anche i lavoratori devono capire che sono finite le epoche di vacche grasse”. È assurdo che un pilota, come un operatore di terra, in quella che un tempo fu la compagnia di bandiera per antonomasia, costi molto di più rispetto ai dipendenti di altri vettori. E il rammarico aumenta se si pensa che Alitalia, negli anni Ottanta, era la sesta compagnia di bandiera al mondo e che ora, invece, stiamo concedendo sempre più suolo italiano agli stranieri, svendendo i nostri vettori strategici”.
E’ questo il commento dell’Assessore regionale al Lavoro del Veneto, Elena Donazzan, alla vicenda Alitalia.
“I sindacati – aggiunge la Donazzan – hanno la responsabilità di aver contribuito a far precipitare nuovamente la situazione, chiamando i lavoratori dell’aviolinea a esprimersi pro o contro il verbale di accordo sottoscritto tra l’azienda e i sindacati stessi lo scorso 14 aprile, con la stragrande maggioranza che ha deciso di bocciarlo. Potrebbe essere l’ultimo colpo di una compagnia che ha continuato a bruciare miliardi e che ora rischia di costare un altro miliardo di euro ai contribuenti”.
“Certo è – conclude Donazzan – che anche il commissario ‘renziano’ Montezemolo non ha risolto il problema, ma probabilmente l’ha addirittura aggravato”.