Pensione precoce, sono state 6.700 le domande in Veneto

Alla volta di sabato, ultimo giorno utile per poter presentare la documentazione e accedere all’Ape Sociale o alla pensione Precoci, erano 6.700 i lavoratori veneti che avevano inviato la domanda all’Inps. Chi verrà valutato in regola con i requisiti previsti dalla legge, potrà avere a disposizione, nel caso Ape Sociale, un’indennità sostitutiva della retribuzione fino ad un massimo di 1.500 euro al mese che lo accompagnerà alla pensione vera e propria (da maturarsi entro un massimo di 3 anni e 7 mesi). Per i precoci invece l’opportunità è quella di ottenere la pensione vera e propria anticipata, fino a 22 mesi prima rispetto alla naturale scadenza. In Veneto, come nella altre grandi regioni industriali del nord, la prevalenza delle domande è stata presentata proprio dai lavoratori che hanno maturato i 41 anni di contributi, avendo cominciato a lavorare prima dei 19 anni di età. «Grazie all’accordo sulle pensioni realizzato con il governo lo scorso settembre non solo rendiamo giustizia a chi ha lavorato una vita, magari in posti di lavoro gravosi e pesanti – sottolinea il segretario Cisl veneto Onofrio Rota – ma con l’Ape Sociale garantiamo anche un reddito decoroso a chi, passati i 63 anni, si è trovato disoccupato o con una grave invalidità propria o in famiglia. Ora però chiediamo al governo di emanare subito le regole per l’Ape volontaria e la RITA (l’anticipo pensionistico tramite i fondi pensione). Con questi due strumenti possiamo anche, contrattando, favorire il ricambio generazionale e quindi l’occupazione dei giovani».

Commenta il responsabile regionale del patronato Inas Stefano Boscarin (1.700 domande inviate): «Non possiamo dare per scontato che tutte le richieste verranno accettate. Una parte, anche se limitata, è infatti arrivata all’Inps senza passare al vaglio dei patronati e quindi qualcuna potrebbe essere impropria o carente di documentazione. Ora dobbiamo aspettare il 15 ottobre per avere l’accettazione o la respinta da parte dell’Istituto. Per i ritardatari infine c’è tempo fino al prossimo 30 novembre».