Il declassamento di tutte le Unità Operative Complesse di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza a Unità Semplici deciso dalla Regione Veneto peggiora ulteriormente la risposta ai bisogni dei bambini con disturbi del neurosviluppo e delle loro famiglie. Le nuove Unità diventeranno sottocomponenti organizzative delle Unità Operative Complesse Infanzia, Adolescenza, Famiglia e Consultori, come se i disturbi del neurosviluppo fossero disturbi a preminente genesi sociale, con un passo indietro culturale di 40 anni.
A giudizio della Sezione Veneta della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA), le Linee di Indirizzo per i nuovi Atti Aziendali definite dalla Regione Veneto, alla luce della fusione e riorganizzazione delle Aziende ULSS, avrebbero potuto essere un’occasione per migliorare la struttura organizzativa e garantire maggiore equità di risposte in tutto il territorio regionale ai problemi legati ai disturbi del neurosviluppo.
Invece, si è deciso il declassamento di tutte le Unità Operative Complesse di Neuropsichiatria Infantile e dell’Adolescenza in Unità Operative semplici.
Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), 1 bambino su 5 è colpito da un disturbo
neuropsichico dell’età evolutiva (autismo, dislessia, disturbi di linguaggio, disabilità intellettiva,
disturbi del comportamento e della condotta, dell’umore, anoressia, epilessia, disturbi neurologici
complessi, malattie rare), che può determinare un quadro di disabilità anche grave. A livello
nazionale, solo in meno della metà dei casi, i bambini con disturbi NPIA e le loro famiglie riescono
ad avere dal Sistema Sanitario le risposte di cui necessitano e addirittura 1/3 degli adolescenti che
hanno necessità di un ricovero ospedaliero per un grave disturbo psichiatrico finiscono in reparti
per adulti.
La situazione della Regione Veneto, dove 55.000 minori sono seguiti dai servizi pubblici, non fa eccezione ed è aggravata dalla estrema difformità dei servizi nelle diverse ex ULSS, come organizzazione, denominazione, risorse.
“La decisione di ridimensionare le UO di neuropsichiatria Infantile – sostiene Bernardo
Dalla Bernardina, past President della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e
dell’Adolescenza (SINPIA) – comporterà uno scadimento delle capacità di diagnosi precoce e
trattamento dei disturbi neuropsichiatrici e della professionalità sanitaria necessaria in tale ambito.
Ne conseguiranno un marcato peggioramento dell'offerta sanitaria, un aumento dei costi per i
pazienti costretti a rivolgersi a strutture private o esterne alla Regione Veneto. Si tratterebbe inoltre
di una scelta in netta controtendenza con le direttive nazionali e le scelte sanitarie delle regioni più
avanzate in tale ambito”.
La Regione Veneto, unica in Italia, non avrà quindi negli anni futuri nessuna UOC di NPIA.
Le nuove UOS di NPIA diventeranno sottocomponenti organizzative delle UOC Infanzia, Adolescenza, Famiglia e Consultori, come se i disturbi del neurosviluppo fossero disturbi a preminente genesi sociale, con un passo indietro culturale di 40 anni.
E’ dimostrato infatti che i disturbi neuropsichici dell’età evolutiva sono disturbi a base neurobiologica, la cui espressività può essere modulata dall’ambiente e la cui diagnosi e cura richiede competenze specifiche specialistiche sanitarie che, alla luce delle nuove conoscenze nell’ambito delle neuroscienze, permettono non solo diagnosi sempre più tempestive ma soprattutto interventi terapeutici e riabilitativi efficaci.
“La politica della Regione Veneto di avere ‘distretti forti’ è assolutamente condivisibile –
afferma Roberto Tombolato, Segretario Triveneto della Società Italiana di Neuropsichiatria
dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA) -, ma per quanto riguarda la salute mentale del bambino
e dell’adolescente rischia di avere un’area di grande debolezza se non comprende la complessità,
la delicatezza e la peculiarità dell’attività svolta con minori affetti da patologie neuropsichiatriche.”
“Le attività verso i soggetti con patologie neuropsichiatriche – spiega Antonella
Costantino, Presidente della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza
(SINPIA) – richiedono diagnosi, a volte anche complesse, trattamenti riabilitativi, trattamenti
farmacologici, indagini cliniche strumentali, ricoveri ospedalieri, rapporti con i pediatri di famiglia,
con le scuole, tali da garantire una presa in carico del bambino e della famiglia e della rete di
strutture scolastiche e sociali. Per poter fare questo servono Servizi Specialistici di NPI competenti e multiprofessionali, che vedano la presenza di medici NPIA, psicologi, logopedisti, terapisti della
neuropsicomotricità dell’età evolutiva, educatori professionali, infermieri, diretti da un medico
specialista in NPIA, che eroghino trattamenti riabilitativi i cui risultati siano basati sulle più
aggiornate evidenze scientifiche, con specificità diverse per le diverse patologie, e integrati sul
bambino, la famiglia e la scuola. Devono inoltre potersi muovere con sufficiente autonomia su tutti i
livelli Istituzionali necessari per poter supportare la rete in cui il minore e la famiglia sono inseriti.
Un distretto forte non può rinunciare ad un servizio di NPIA con una struttura organizzativa
idonea a garantire le necessarie attività complesse e coordinate con gli altri servizi territoriali e
ospedalieri.”