Crisi Melegatti, sospesa la produzione. A Natale c’è il rischio di non trovare il pandoro della storica azienda veronese

Era l’azienda veneta simbolo degli anni a cavallo tra l’80 e il 90. Non c’era Natale senza il pandoro Melegatti, o semplicemente avvolti dal calore dello spot pubblicitario che ogni giorno entrava nelle case degli italiani. Tanto amarcord e qualche lacrimuccia, aldilà del prodotto, l’ultra centenaria Melegatti aveva creato un mito che identificava l’arrivo delle festività natalizie. Oggi a piangere sono i loro dipendenti.

Dal 5 ottobre, infatti, sono in cassa integrazione i 90 lavoratori degli stabilimenti centrali di San Giovanni Lupatoto e di quello di San Martino Buon Albergo, quest’ultimo inaugurato solo lo scorso febbraio per produrre croissant. L’ultracentenaria azienda dolciaria veronese che produce pandori  ha fermato la produzione sorprendendo tutti.

La crisi è profonda tanto da ritrovarsi con il gas staccato per bollette non pagate. In possesso del brevetto del Pandoro la storia della Melegatti conta 123 anni, e vanta una produzione ininterrotta anche durante le due guerre mondiali.

A cercare di placare una situazione che pare ormai segnata ci pensa Emanuela Perazzoli, Presidente e Amministratore delegato del Gruppo,  “riconosciamo il momento di crisi, il gruppo lo “aveva previsto e lo sta attraversando. Con il mese di novembre riprenderemo quota come deve essere e com’è sempre stato. Il Natale 2017 è alle porte e gli italiani lo trascorreranno con Melegatti come è tradizione dal 1894″. 

Le parole del Presidente, però, non hanno fatto breccia nel cuore del sindaco di San Giovanni Lupatoto, molto preoccupato per la crisi che ha colpito una delle aziende storiche, non solo del suo territorio, ma conosciuta in tutta Italia e nel mondo.

In Comune siamo tutti amareggiati, ci siamo mossi subito con la Prefettura che ha convocato un tavolo per martedì prossimo”. ha detto il sindaco Attilio Gastaldello“.”La prima cosa è essere al fianco di chi in questo momento è in difficoltà, non bisogna che la tensione prenda il posto della lucidità”. L’amministrazione comunale c’è” -ha concluso il sindaco di San Giovanni Lupatoto.
Al tavolo di crisi alla Prefettura di Verona il 10 ottobre sono state convocate le organizzazioni sindacati in rappresentanza dei lavoratori e la dirigenza della Melegatti.

Ma cos’è successo a questa eccellenza del made in Italy che ha il 15% circa del mercato dei prodotti di Natale, fattura 70 milioni (voce in crescita) a fronte di unindebitamento di circa 40 milioni, ma che da tre anni chiude in perdita e che è alle prese con un complesso piano di riposizionamento industriale dai tradizionali prodotti da forno da ricorrenza (da cui deriva circa il 70% del fatturato, percentuale che deve scendere nel prossimo quinquennio, da piano, al 35) a quelli continuativi, come le brioche e simili?

La sfida, come si legge su affaritaliani.it, è quella difficile della sterilizzazione della stagionalità e della crescita e i mali arrivano da lontano: un azionariato molto diviso che da 10 anni non fa altro che litigare bloccando gli investimenti, errate scelte di marketing, la concorrenza dei competitor sempre più agguerrita che erode i margini e le difficoltà di messa a regime connesse all’ultimo investimento da 15 milioni di euro in cui la Melegatti ha aperto il suo secondo stabilimento. Un’area di 21 mila metri quadrati, 12 mila coperti, da dedicare interamente al settore dei croissant (200 milioni di pezzi all’anno, con una media giornaliera di circa 840 mila, impiegando 30-60 lavoratori a seconda del picco) con cui forse la Melegatti ha fatto il passo più lungo della gamba.