La zona più colpita in Veneto dal maltempo e’ quella di Feltre in provincia di Belluno. Lo rivela Coldiretti in merito al maltempo che si e’ abbattuto nella regione nella giornata di ieri, martedì 12 giugno.
L’ area si sta caratterizzando per la presenza di vitigni autoctoni con produzioni di qualità d’altura – sottolinea Coldiretti – . Sono i giovani viticoltori ad aver riportato la coltivazione storica di viti come Pavana e Bianchetta, sperimentando pure il Glera. Dopo la tempesta di ieri grossa come palle da ping pong gli imprenditori contano i danni lungo i pendii di Sedico, Fonzaso, Tomo, Villaga, Seren e Pedavena dove per il birrificio locale sono presenti colture di orzo, ma anche foraggio da raccogliere, piantagioni di noci, frutteti e orti con fagioli pregiati.
Nel padovano si registrano campi allagati con difficoltà di accesso per i mezzi che devono eseguire lavori di trinciatura del mais. Forti raffiche di vento hanno atterrato grano e frumento. In questa fase stagionale è pero’ la grandine – precisa la Coldiretti – l’evento più grave per gli agricoltori perché causa danni irreversibili e provoca la perdita dell’intero raccolto dopo un anno di lavoro. I chicchi di ghiaccio si sono abbattuti a macchia di leopardo nelle regioni interessate dal maltempo con danni dai vigneti al frumento vicino alla raccolta e alle altre coltivazioni in campo. L’andamento anomalo di quest’anno conferma purtroppo i cambiamenti climatici in atto che si manifestano – sottolinea la Coldiretti – con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.
Le precipitazioni primaverili sono importanti per ristabilire le scorte idriche necessarie per l’estate, ma l’acqua – precisa la Coldiretti – per poter essere assorbita dal terreno deve cadere in modo continuo e non violento. Gli acquazzoni invece aggravano i danni provocati con smottamenti, frane ed esondazioni su un territorio più fragile dove – riferisce la Coldiretti – sono 7145 i comuni complessivamente a rischio frane e alluvioni, l’88,3% del totale. Un risultato provocato da un modello di sviluppo sbagliato che negli ultimi 25 anni – conclude la Coldiretti – ha ridotto a meno di 13 milioni di ettari le aree agricole a vantaggio dell’abbandono e della cementificazione.