Ceta, il Governo dice no al trattato di libero scambio con il Canada

L’Italia non ratificherà il Ceta, il trattato di libero scambio tra il Canada e l’Unione Europea già parzialmente in vigore dal 21 settembre 2017, che per poter avere completa attuazione necessita di essere convalidato da parte di tutti i 28 paesi membri dell’Ue.

Il ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio ha annunciato che l’Italia non ratificherà il trattato di libero scambio con il Canada poiché: “Tutela solo una piccola parte dei nostri prodotti Dop e Igp”

Centinaio ha infatti dichiarato a La Stampa: “Non ratificheremo il trattato di libero scambio con il Canada perché tutela solo una piccola parte dei nostri prodotti Dop e Igp” – aggiungendo, dopo essere stato incalzato sul fatto che il Ceta premierebbe l’esportazione dei prodotti italiani – “Noi andiamo avanti lo stesso. Chiederemo al Parlamento di non ratificare quel trattato e gli altri simili al Ceta, del resto è tutto previsto nel contratto di governo. E comunque non si tratta solo di una posizione dei sovranisti della Lega ma i dubbi su questo accordo sono comuni a tanti miei colleghi europei”.

Soddisfazione e un grande sospiro di sollievo giungono da Coldiretti dopo essersi battuta a fianco dei propri agricoltori contro un trattato sempre dichiarato ingiusto.

“Il NO del Governo italiano al trattato di libero scambio con il Canada (Ceta) – spiega Martino Cerantola presidente regionale Coldiretti Veneto – è un atto di fiducia verso le quasi 300 amministrazioni comunali insieme a molti Consorzi di Tutela che in Veneto si sono espressi con delibere e posizioni in contrapposizione a questa intesa internazionale ritenuta pericoloso per l’Italia. Si tratta di una vera rivolta popolare  che conta già un cartello di 15 regioni, 18 province, 2500 comuni e 90 enti delle produzioni a denominazioni di origine”. Nell’esprimere soddisfazione per le dichiarazioni del Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio, Cerantola è certo che nella figura del Sottosegretario Franco Manzato, già assessore di comparto, troverà l’appoggio necessario per affrontare questa vicenda con l’impegno che lo ha sempre contraddistinto nell’operato.

“E’ inaccettabile che il settore agroalimentare sia trattato dall’Unione Europea come merce di scambio – conclude Cerantola- senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale. All’estero, sono falsi più di due prodotti alimentari di tipo italiano su tre e le esportazioni di prodotti agroalimentari tricolori potrebbero più che triplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale, con l’Italia che ha raggiunto nel 2017 il record dell’export agroalimentare con un valore di 41,03 miliardi”.

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