La tassa rifiuti TARI continua a restare un tributo iniquo, in particolare per alcune imprese e, soprattutto, perché il principio comunitario del “chi inquina paga” non è ancora realtà. A questo si aggiunge, come risulta dai dati raccolti dal nuovo portale Confcommercio www.osservatoriotasselocali.it, la continua crescita delle somme che cittadini e imprese devono versare, nonostante una significativa riduzione nella produzione dei rifiuti. E ancora: a parità di condizioni e nella stessa provincia permangono divari di costo a carico delle imprese della medesima categoria. Tra queste, quella più sofferente, è sicuramente quella dei pubblici esercizi.
Gli ultimi dati del portale Confcommercio relativi all’anno 2017, registrano incrementi generalizzati della Tari sulla totalità dei capoluoghi e degli oltre 2.000 Comuni censiti (con una copertura della popolazione superiore al 60%). Un trend che porta a stimare l’ammontare complessivo della Tari per il 2017 a 9,3 miliardi di euro. Negli ultimi sette anni, la tassa sui rifiuti è cresciuta del 72%, corrispondente a un incremento complessivo di 3,9 miliardi di euro. Una spesa crescente nonostante la percentuale di raccolta differenziata sia aumentata negli ultimi sei anni di oltre il 20%.
Altro dato significativo è che il 62% dei Comuni capoluogo di provincia registrano una spesa di gestione dei rifiuti superiore al fabbisogno standard stimato dalla SOSE. Al riguardo si deve tenere conto che nel costo di gestione dei rifiuti sono compresi il costo di raccolta, quello per il trasporto e per lo smaltimento. Attualmente il costo di gestione dei rifiuti differenziati è calcolato in 15,12 centesimi di euro al kg, circa un terzo rispetto a quello degli indifferenziati di 40,79 centesimi di euro al kg. Visto comunque che il rapporto tra costo differenziato/indifferenziato è rimasto sostanzialmente invariato negli anni, il trend crescente di raccolta differenziata avrebbe dovuto accompagnarsi una contrazione significativa della spesa complessiva di gestione dei rifiuti che, però, non si è verificata.
Per quanto riguarda il comune di Vicenza la TARI riferita all’anno 2016 e ai negozi di abbigliamento, calzature, libreria, cartoleria, ferramenta e altri beni durevoli è risultata di 6,24euro al metro quadro, contro una media nazionale di 4,09 euro; per ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie e pub è di19,64 euro al metro quadro contro 13,72 euro del dato nazionale; per bar, caffè, pasticcerie di 19,86 contro 10,68 della media nazionale. Sulle tariffe applicate incide la qualità del servizio di gestione complessiva dei rifiuti urbani e assimilati, tra cui le attività di raccolta e di trasporto.
Vicenza si colloca, inoltre, in buona posizione con riferimento allo scostamento tra spesa storica e fabbisogno standard: la città è in 15a posizione tra quelle più virtuose; nel 2015 la spesa storica è stata di 19.434.915 euro contro un fabbisogno standard (calcolato dal Dipartimento delle Finanze e dalla SOSE) di 22.943.655 con una differenza quindi di –15,74%.
Ciò non toglie, però, che sia sempre più urgente una profonda revisione dell’intero sistema di applicazione della TARI, capace di superare definitivamente la logica dei coefficienti presuntivi di produzione con un sistema che rispetti il principio europeo “chi inquina paga”, che tenga conto di specifiche esenzioni/agevolazioni per le attività stagionali e per le aree scoperte operative e che venga confermato il principio secondo il quale il tributo non è dovuto, né in parte fissa né in parte variabile, per i rifiuti assimilati che il produttore dimostri di aver avviato a recupero. “E’ fondamentale non penalizzare determinate categorie di imprese – sostiene il direttore della Confcommercio di Vicenza Ernesto Boschiero – e introdurre nei regolamenti comunali misure che leghino in maniera sempre più vincolante la determinazione dei costi del servizio a parametri di efficienza ed a misure volte a garantire un’equa e oggettiva ripartizione tra la componente domestica e non domestica e tra parte fissa e variabile. La questione è che per la determinazione della TARI le attività del commercio e del turismo e dei servizi si trovano da sempre a corrispondere le aliquote maggiori senza alcun rapporto effettivo rispetto al rifiuto realmente prodotto. Oltre a superare questa incongruenza e avviare una tassazione più equa e meno penalizzante per alcuni utenti– conclude Boschiero – credo che l’obiettivo comune sia quello di semplificare gli adempimenti e giungere ad una tassazione possibilmente condivisa tra tutti i contribuenti”.