“Questo a mio avviso è un evidentissimo escamotage per non pagare gli oneri della bonifica e non risarcire le persone contaminate” è il commento di Andrea Zanoni, vice presidente della Commissione Ambiente del Consiglio regionale del Veneto alla notizia che Miteni depositerà istanza di fallimento in Tribunale.
“A parte il fatto che le rassicurazioni dell’azienda paiono essere limitate al finanziamento del solo piano di caratterizzazione utile a definire il progetto di bonifica”, prosegue l’esponente del Partito Democratico, “bonificare tutto ciò che è stato contaminato dai Pfas comporterebbe cifre tali da essere difficilmente sborsate anche da una azienda che va a gonfie vele, figuriamoci da una che dichiara fallimento. A questo punto meglio sarebbe stato che nel contesto dell’indagine la magistratura a suo tempo avesse messo sotto sequestro i beni della Miteni così come fatto con i responsabili del crac delle banche del Veneto, ciò per garantire un minimo di risorse finanziare per una bonifica che per costi ed entità pare non avere precedenti. A questo punto il Ministro dell’ambiente dovrebbe inserire lo stabilimento di Trissino tra i Siti di Interesse Nazionali da bonificare ai sensi dell’Art. 252 del Codice dell’Ambiente, i quali vengono individuati “in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell’impatto sull’ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico, nonché di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali”.