Il caso Miteni terrà banco a lungo nella cronaca vicentina. Il fallimento e la conseguente chiusura del sito produttivo lascia sgomento tra chi, in questi anni, ha intrapreso una vera e propria crociata contro l’azienda chimica. Ora bisogna leccarsi le ferite e correre immediatamente ai ripari perchè, se prima c’era la volontà di bonificare l’area, adesso resta solo l’incognita di chi si prenderà cura di un territorio tartassato da decenni di abusi.
Le domande da porsi, in realtà, sono molte ad esempio valeva davvero la pena accanirsi contro chi ha dichiarato più volte di cercare soluzioni per la salvaguardia sia dei cittadini che dei lavoratori presenti nello stabilimento di Trissino? Oramai questo conta poco ora bisogna capire cosa succederà nelle prossime settimane.
Anche il gruppo Mamme no Pfas chiedono di conoscere quanto prima gli effetti del fallimento Miteni. Questo il comunicato emesso dopo aver appreso la notizia:
LE RESPONSABILITÀ
Con insistenza, anche noi Mamme NoPfas abbiamo chiesto il sequestro preventivo dell’azienda da parte della Procura e ora ci chiediamo perché non abbia agito in tempo utile a garantire il carico dei costi della bonifica del sito e dello smantellamento dell’azienda su chi ha inquinato, lasciandoli sulle spalle dei cittadini già irrimediabilmente danneggiati.
ICIG, che ha rilevato l’attività chimica nel 2009, qualche mese fa dichiarava di essere disposta ad investire ulteriormente per il rilancio e la riconversione della produzione.
Possibile che ora venga esclusa da ogni obbligo di risarcimento? Noi speriamo di no.
Le varie istituzioni responsabili ci dovranno spiegare perché hanno permesso che si arrivasse a questo punto, senza prendere finora decisioni coraggiose che obblighino Miteni e ICIG ad assumersi le proprie responsabilità.
LA PREVENZIONE
Nessuna industria chimica deve sorgere sulla ricarica degli acquiferi perché, al minimo incidente, potrebbe compromettere le nostre risorse idriche.
Vigileremo affinché l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) non venga MAI PIÙ concessa ad un’eventuale nuova industria chimica che volesse sostituirsi a Miteni, nel posto in cui non avrebbe mai dovuto essere costruita: sulla ricarica della seconda falda più grande d’Europa. Nel prossimo futuro, quando l’acqua pulita sarà un bene sempre più raro e prezioso, essa avrebbe rappresentato un’enorme ricchezza per migliaia di persone. Ora è irrimediabilmente compromessa e continua ad essere fonte di contaminazione per gli alimenti di origine animale e vegetale prodotti in questa vastissima zona del Veneto.
L’INTERVENTO DEL MINISTRO
Chiediamo al Ministro della Giustizia di intervenire in difesa di una larga parte di popolazione del suo Paese, che faccia valere le leggi a tutela dell’ambiente e dei cittadini che pagano due volte: in termini di salute e di portafoglio.
L’acqua pulita, gli screening, le medicine per curarsi: tutti costi che si ripercuotono sulla popolazione.
Le istituzioni devono tornare ad essere il garante del popolo e non gli alleati delle industrie.
I LAVORATORI
Siamo solidali e vicini ai lavoratori di Miteni, che dovranno essere ricollocati come promesso dalla Regione Veneto durante i nostri incontri.