Guarda (AMP), Ruzzante (Leu) e Bartelle (IiC): “Emergenza medici solo nelle strutture pubbliche. La Regione faccia concorsi a condizioni migliori, anziché richiamare in servizio i pensionati”

Dura presa di posizione di alcuni consiglieri regionali in seguito all’approvazione da parte della Regione Veneto dell’assunzione di medici in pensione.

All’appello sono circa 1.300 i medici mancanti nelle strutture ospedaliere sparse nel territorio regionale, i concorsi di ricerca stanno andando deserti, solo una novantina le nuove unità inserite ma risultano troppo poche rispetto alla domanda. Ecco allora l’idea di aprire a “nuove” assunzioni richiamando in servizio professionisti che hanno chiuso la propria attività lavorativa guadagnando la pensione.

“Emergenza medici? Certo, ma non per le realtà private, la carenza di personale riguarda solo il pubblico. Sicuramente le scuole di specializzazione hanno troppi pochi posti rispetto ai laureati in medicina, ma questo non ferma la sanità privata che alla fine propone contratti migliori, rispetto a quelli che la Regione Veneto ha messo a concorso, con condizioni economiche più basse di tutta l’Italia. La Giunta Zaia dovrà interrogarsi sul perché della fuga di professionisti dalle strutture pubbliche. E la risposta non è assumere pensionati”È quanto affermano in una nota i consiglieri regionali Cristina Guarda (AMP), Piero Ruzzante (Leu) e Patrizia Bartelle (IIC).

Nei nostri ospedali mancano 1.300 specialisti, una situazione che andrà ad aggravarsi con Quota 100. Invece di richiamare in servizio medici in pensione, si facciano concorsi con condizioni accettabili e rispettose; nessuno di noi lavorerebbe senza sosta con turno di notte e turno diurno successivo, specialmente se ha la responsabilità della salute della gente. E si stanzino fondi adeguati per nuove assunzioni, pensando agli oltre 10 mila giovani che ogni anno fuggono dal Veneto di Zaia. È su questi cervelli che bisogna investire, ogni giovane laureato in medicina che sceglie di lavorare nella nostra regione equivale ad un medico in più nella sanità veneta per i prossimi trent’anni. Richiamare i settantenni significa mettere un tampone per qualche anno: è una politica miope”.

E se proprio si voleva scegliere una soluzione su breve termine, perchè non assumere intanto i professionisti dipendenti delle cooperative ai quali vengono appaltati i servizi? Troppo giovani e subito pronti a iniziare? Forse questa ipotesi è stata scartata perchè avrebbe tolto ogni alibi per le inefficienze della sanità veneta. Che senso ha, poi, spendere 70 milioni nell’acquisto di tecnologie, abbiamo più robot del Nord America, se poi non ci sono i professionisti per andarle a gestire? Servirebbero 90 milioni per assumere almeno 1000 medici e quindi far anche lavorare in maniera più dignitosa quelli che già sono dipendenti, abbattendo liste d’attesa o problemi organizzativi”.

È una questione di scelte politiche e priorità. La Regione Veneto ha deciso di sperperare soldi della per realizzare ospedali in Project financing a condizioni sfavorevoli, a scapito dei servizi sanitari. E  le conseguenze degli errori della cattiva politica, al solito, le pagano i cittadini. La favola dell’eccellenza veneta non incanta più”.

 

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