Guarda (AMP): “PFAS: ai limiti più restrittivi è necessario affiancare un nuovo modello di sviluppo, con un impegno vero della politica”

La vicenda dei Pfas continua a tenere banco, il Consigliere Regionale Cristina Guarda insiste sulla necessità di intervento da parte della Politica per la salvaguardia della salute dei cittadini. La zona rossa è fortemente a rischio e, presto, potrebbe toccare anche quelle limitrofe.

Le istituzioni tutte stanno facendo quadrato, cercando di imporre a Miteni un processo produttivo che escluda completamente il diffondersi di sostanze pericolose, ma dopo tanti anni non ci sono ancora in atto delle misure drastiche tali da rallentare il fenomeno.

Cristina Guarda, i nuovi parametri imposti per ridurre i Pfas sono sufficienti a rallentare il rischio ai cittadini?

“Ben vengano i nuovi parametri dell’Efsa con limiti più restrittivi sui Pfas e da applicare su tutti i campi, per questo la richiesta dell’On. Zoffoli è necessaria. Comunque ciò che al Veneto serve urgentemente è un impegno forte, diverso da quello messo finora, da parte della politica affinché corregga gli errori del passato.”

La zona rossa è fortemente a rischio, come mai siamo arrivati a questo punto?

“Nella zona rossa siamo di fronte a un vero e proprio disastro ambientale e il modello di sviluppo veneto è responsabile tanto quanto una politica miope che ha permesso di martoriare il territorio, senza pensare al conto che sarebbe stato presentato alle generazioni future in termini di salute. È stata una scelta delittuosa permettere alle aziende chimico-industriali di insediarsi nelle zone di ricarica della falda. Limiti di Pfas più bassi sono auspicabili, quanto insufficienti se non si agisce anche su questo campo”.

Cosa deve fare Miteni per evitare di continuare ad inquinare l’ambiente?

Per quanto riguarda la Miteni nello specifico  non basta la sostituzione dei Pfas a catena lunga con quelli a catena corta, perché questi sono difficilmente filtrabili e quindi dannosi per l’ambiente e la salute nella stessa misura. Serve un drastico cambio di rotta: l’azienda aveva parlato di riconversione industriale già un anno fa, ma di questo piano non abbiamo più saputo niente. L’alternativa è quella della delocalizzazione in zone meno problematiche, considerato che i Pfas non sono la sola sostanza chimica emergente prodotta da Miteni. E ciò deve diventare una regola generale per tutte quelle imprese che producono sostanze chimiche pericolose per l’ambiente: la Regione individui le aree da tutelare, faccia una seria programmazione, in modo da evitare che possano ripetersi disastri del genere, a discapito delle future generazioni”.

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