
Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin si è scagliata ieri contro l’uso della plasmaferesi come mezzo per ridurre la presenza dei Pfas nel sangue delle persone residenti nell’area contaminata dalle sostanze perfluoro-alchiliche.
Sulla procedure di plasmaferesi offerte in Veneto alle persone coinvolte nell’inquinamento da Pfas la Regione ha precisato che «il Ministero e l’Istituto Superiore di sanità sono stati informati dal 4 luglio, senza comunicare contrarietà». La Direzione Regionale Sanità del Veneto, in una nota, precisa che «nessuno, fino a oggi, ha segnalato alcuna controindicazione né la necessità di una sperimentazione preventiva». «La procedura – aggiunge – è stata avallata dagli esperti della sanità regionale con valutazioni favorevoli e scientificamente documentate, pressochè opposte rispetto a quelle esternate oggi dal Ministro, nonché autorizzata dal Comitato Etico Regionale del Veneto». La Direzione sanitaria del Veneto sottolinea che «la plasmaferesi offerta ai cittadini con i maggiori tassi di inquinamento del sangue è già stata eseguita su 106 pazienti adulti (nessun bambino o adolescente) che l’hanno richiesta, con ottimi esiti di diminuzione della presenza di Pfas e senza che si sia verificato alcun effetto collaterale».
Anche il Centro Nazionale Sangue – Istituto Superiore di Sanità è intervenuto sul tema, sottolineando che non ci sono consolidate evidenze scientifiche sull’uso della plasmaferesi per la rimozione dei Pfas dal sangue. «L’uso della tecnica, che si ricorda è invasiva, è da considerarsi sperimentale e al momento non è supportata da adeguate evidenze scientifiche».