Fattorie sociali del Veneto, ideata una targa per segnalare la qualità del servizio

Consegnate oggi le insegne ufficiali per le fattorie sociali iscritte all’albo della Regione Veneto. Presenti anche le realtà di Coldiretti che hanno potuto ritirate targa con il nuovo logo proposto dalla scuola vincitrice del concorso emanato dall’amministrazione regionale che ha indetto una vera e propria gara per studiare uno stemma identificativo. Ha vinto una studentessa dell’Istituto “Carlo Rosselli” di Castelfranco Veneto che oggi a Venezia insieme ai suoi compagni, i professori e l’Assessore regionale Giuseppe Pan ha festeggiato la sua creatività anche con un assegno.

Gli operatori agricoli sociali da ora potranno esporre il simbolo seguendo le disposizioni di un disciplinare attento.

Coldiretti ricorda con l’occasione il grande contributo di queste esperienze diffuse sul territorio. “Si tratta di una delle nuove frontiere della multifunzionalità – ha spiegato Chiara Bortolas vice presidente di Donne Impresa – se solo in ventidue hanno ottenuto la regolare iscrizione al registro, centinaia di aziende hanno manifestato interesse per questa vocazione frequentando corsi di formazione ad hoc  – che ricorda Bortolas – . Meritano tutti di avere strumenti legislativi più semplici per meglio operare al servizio e a favore della collettività”.

“Nella famiglia rurale l’accoglienza e l’integrazione non è un fatto straordinario. Nell’ambito aziendale c’è spazio per l’anziano, per il figlio in difficoltà e il principio della cura per il prossimo è insito nella quotidianità. Un patrimonio di valori spontaneo che trova nell’ospitalità in campagna di diversamente abili, carcerati e malati psichici ed emarginati un’attività naturale. Il lavoro dei campi e l’impegno delle fasi di semina, raccolta, trasformazione dei prodotti coinvolge in eguale misura tutti, senza differenze. Questa dimensione piace a genitori e assistenti che cercano nell’offerta sanitaria anche la possibilità di sperimentare l’agricoltura come soluzione alternativa ai centri specializzati sfruttando agrinidi, ospizi green, orti didattici, ludoteche, giardini terapeutici e tanto altro messo a disposizione. Il Veneto, prima regione ad aver legiferato in questo senso paga lo scotto di aver anticipato e regolamento il settore – conclude Chiara Bortolas – serve più convinzione politica e apertura verso norme più evolute per allargare ulteriormente il potenziale del welfare agricolo. Riscrivere i provvedimenti su misura rispetto alle situazioni d’avanguardia magari concedendo l’inserimento nell’elenco della legge socio sanitaria significherebbe perfezionare quanto finora lodevolmente fatto al di là di una scritta appesa al muro”.

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