Vittime della tratta, l’assessore Lanzarin a Vicenza con le unità di strada

Vittime della prostituzione sessuale, ma prima ancora della tratta di essere umani, obbligate a stare sulla strada tutte le sere. Ieri sera l’assessore al sociale della Regione Veneto Manuela Lanzarin le ha incontrate, alla periferia di Vicenza, insieme agli operatori dell’unità di strada’ della cooperativa Equality e dell’associazione Mimosa, in occasione della Giornata europea contro la tratta degli esseri umani e dell’avvio della seconda fase del progetto Nave (acronimo di Network anti-tratta Veneto). Il progetto, attivo dal primo settembre 2016 sotto la regìa della regione Veneto, ha consentito di incontrare e ‘agganciare’ in percorsi di protezione oltre duemila persone, offrendo loro una opportunità per uscire dalla schiavitù della prostituzione e, più in generale, dalle mafie dei trafficanti. Solo nella provincia di Vicenza gli operatori del progetto Nave hanno incontrato negli ultimi dodici mesi 365 giovani donne avviate alla prostituzione, delle quali 178 provenienti dalla Nigeria e 126 dai paesi dell’Est europeo.

“Ieri sera ho incontrato ragazze molto giovani, tutte straniere – dichiara l’assessore – Conoscono il mezzo arancione dell’unità di strada, hanno imparato a fidarsi degli operatori. E’ un incontro semplice, a volte si limita ad un thè caldo. Ma a tutte viene offerto un recapito telefonico, l’invito ad un successivo incontro in ambito protetto, e un appuntamento per una visita medica. E’ un approccio discreto, ma concreto ed efficace: le unità di strada attive in Veneto e la rete antitratta, con la collaborazione delle forze dell’ordine, sono riuscite a intercettare e a far sgominare organizzazioni criminali di controllo della prostituzione, in alcuni casi minorile, e ad offrire protezione ad un centinaio di persone, aiutandole a trovare casa e lavoro e a rifarsi una vita”.

Il Network antitratta in Veneto, esperienza pilota in Italia che si è strutturata anche in virtù della legge regionale 41/1997 contro abusi e sfruttamento sessuale,  è stato ‘premiato’ in questi giorni un aumento di 400 mila euro del finanziamento nazionale: il Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio di Ministri ha assegnato al progetto veneto 1.700.256 Euro per dare continuità alla rete degli interventi fino a febbraio 2019. I soggetti aderenti sono raddoppiati: comuni, province, prefetture,  direzione antimafia, forze dell’ordine, ispettorati, associazioni di categoria e sindacali, terzo settore, medici e Ulss, sono 98  gli enti collegati in una ‘filiera’ che ha nella regione Veneto la cabina di regìa (e che a sua volta contribuisce con 140 mila euro del proprio bilancio) e nel Comune di Venezia l’ente attuatore .

“Ho voluto verificare personalmente come operano le unità di strada, primo terminale della rete veneta – evidenzia l’assessore regionale – e ho constatato che si tratta di un approccio valido, che funziona. Il primo aiuto è la prevenzione sanitaria, ma è solo il primo passo verso un percorso possibile di emersione, emancipazione e integrazione sociale. Abbiamo tutti il dovere di contrastare con ogni mezzo queste forme di schiavitù presenti nella nostra società, sotto forma di sfruttamento sessuale, caporalato e sfruttamento lavorativo”.

Nei primi dodici  mesi di attività (da settembre 2016 a inizio ottobre 2017) gli operatori del progetto Nave hanno contattato oltre 2000 persone a rischio sfruttamento sessuale e 300 in ambito lavorativo, avviato a percorsi di orientamento 389 potenziali vittime, inserito in percorsi di protezione sociale 77 adulti (in prevalenza donne straniere, oltre la metà sono nigeriane) e 23 minori. L’attività del network veneto, che si avvale anche del numero verde anti-tratta gestito dal comune di Venezia, ha consentito alle forze dell’ordine di avviare 33 procedimenti penali contro le reti illegali e il traffico di persone, di cui 7 gestiti direttamente dalla Direzione distrettuale antimafia.