Pensioni, per i vicentini assegni medi da meno di mille euro al mese. Donne ancora più penalizzate

Vivere con meno di mille euro lordi al mese? Non è facile, se non facendo di necessità virtù. Ed è questo che fa la maggior parte dei pensionati vicentini, costretti a vivere con assegni medi mensili di 935,40 euro lordi.

Gli ultimi dati riportati dall’Inps, e riferiti all’anno 2017, mostrano come anche nel Vicentino il numero di pensioni sia diminuito rispetto all’anno precedente, seppur di poco (da 253.527 del 2016 a 253.457 del 2017), un trend che riguarda tutto il Veneto e che è legato agli effetti della legge Fornero. L’assegno previdenziale medio è invece aumentato (da 910,10 euro a 935,40 euro) per “merito” dell’adeguamento all’inflazione.

Sempre notevole la differenza degli importi uomini-donne. Le pensioni erogate agli uomini nel Vicentino sono 110.243 per un importo medio lordo mensile di 1.264,72 euro. Per le donne il numero di pensioni liquidate è di 143.214 con un importo medio lordo mensile di 681,89 euro, praticamente la metà. Inoltre 7 pensioni su 10 (il 71%) destinate alle donne è inferiore ai 750 euro lordi mensili, mentre per gli uomini la percentuale è del 33% (1 su 3).

Per capire le difficoltà in cui versano le pensionate vicentine si possono prendere in considerazione anche le pensioni integrate al minimo: nel 2017 ne sono state erogate 41.520, il 16,4% del totale delle pensioni liquidate nel Vicentino. Di queste l’88% (36.728) è destinato a pensionate.

Analizzando le pensioni per ogni singolo comune si notano grandi differenze negli importi medi. Questo aspetto testimonia le diverse caratteristiche economiche sociali del territorio vicentino. In questa speciale classifica il comune più ricco risulta Nogarole Vicentino con pensioni medie lorde mensili di 1347,34 euro, mentre fanalino di coda è Foza con una media pari a 852,01 euro.

I dati – commenta Elena Di Gregorio, segretaria generale dello Spi Cgil del Veneto –testimonia l’allarmante condizione di difficoltà in cui versano gli anziani costretti sempre più a fare i conti sia con bassi livelli di reddito, sia con l’arretramento dei servizi alla persona e della sanità, tanto che ci sono alcuni pensionati che rinunciano addirittura alle cure. Anche la penalizzazione economica delle donne è un gap che deve essere superato. Proseguiremo la nostra battaglia per la riforma strutturale del sistema pensionistico”.