
“Questa legge – spiega Angelo Di Muzio, presidente della Fei – ha dato continuità al settore erboristico fino ad oggi, ed è sicuramente da aggiornare, ma assolutamente non da abrogare. Se il Governo vuole essere vicino ai cittadini, agli erboristi e agli studenti è fondamentale accogliere le nostre richieste; in caso contrario ritiri il decreto e si demandi tutto alla prossima legislatura per avviare un percorso rispettoso di tutte le posizioni dei soggetti coinvolti”.
“Il nostro settore muove un giro di affari di oltre un 1 miliardo di euro. Le nostre erboristerie – prosegue Di Muzio – si dovranno confrontare con una concorrenza sempre più despecializzata e senza regole, entreranno in crisi migliaia di lavoratori e le loro famiglie”. “Non parliamo poi – aggiunge il presidente della Fei – degli oltre 3mila studenti iscritti a corsi di laurea in Scienze e Tecniche Erboristiche che si ritroveranno con in mano un pugno di mosche, per la perdita di valore del loro titolo di studio conseguito a fronte di ingenti investimenti economici da parte delle loro famiglie e con la forte possibilità di veder chiudere uno dopo altro i corsi di laurea per la formazione degli erboristi”. Inoltre, “non è da non sottovalutare i rischi per la sicurezza e la salute dei cittadini che oggi trovano nell’erborista qualificato un interlocutore serio e preparato, una figura di riferimento e di garanzia per il consiglio e l’uso corretto e senza rischi delle piante officinali”.