Vicenza ricorda l’anniversario della morte di Gandhi

Lunedì 30 gennaio è previsto un sit-in presso il busto di Gandhi, in viale Roma, in diversi momenti della giornata a partire dalle 10.30, con distribuzione di un volantino che verrà anche consegnato agli studenti delle scuole superiori della città.

«L’unico tiranno al mondo che posso accettare è la mia coscienza». Questa la frase di Gandhi con cui la Casa per la Pace, istituzione del Comune di Vicenza che attua l’articolo 2 dello Statuto per la promozione di una cultura di pace e diritti umani, ricorda il 30 gennaio in occasione del 69esimo anniversario della morte di uno dei principali protagonisti dell’impegno nonviolento nella storia dell’umanità.

Alle 12 ci sarà anche, insieme agli Amici della Casa per la Pace e a quanti vorranno condividere pensieri e riflessioni, l’assessore alla comunità e alle famiglie, delegata ai temi della pace e dei diritti, Isabella Sala.

“La nonviolenza come stile di vita e metodo creativo di affrontare i conflitti è sempre più attuale e necessaria al nostro tempo – afferma l’assessore Isabella Sala –. Quest’anno si è aperto con una affermazione in un certo senso “rivoluzionaria” di Papa Francesco, ripresa dal Vescovo Beniamino Pizziol in occasione della giornata per la Pace di inizio anno; un invito ad approfondire lo stile nonviolento come politica per la pace attraverso la lettura attenta del discorso alto e concreto del Pontefice. E’ quanto la Casa per la Pace sostiene da sempre, è quanto stiamo promuovendo come assessorato con corsi nelle scuole nella gestione nonviolenta dei conflitti. Siamo felici che questa tematica stia diventando sempre più studiata e praticata, perché siamo consapevoli che è una cultura diffusa che può fare la differenza e contribuire alla più alta concezione della politica intesa come costruzione della “polis”, della comunità. La nonviolenza non è “assenza” ma è azione concreta che ci invita, secondo le parole di Gandhi, ad essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo”.

“In mezzo a tante violenze che minano la stessa sopravvivenza futura dell’umanità, la salvezza è possibile seguendo la via indicata da Gandhi. È una lezione ancora da imparare: mettere in pratica, di fronte ai conflitti, un metodo che usa la verità come forza e nega la forza della violenza – sottolinea a nome degli Amici della Casa per la Pace Matteo Soccio –. Bisogna capire che le armi della violenza non meritano fiducia da parte di chi lotta per un mondo più giusto, e quindi senza violenza. È già stata sperimentata l’efficacia di un metodo spiritualmente, filosoficamente, eticamente, politicamente superiore, il Satyagraha di Gandhi. Nell’anniversario della morte di Gandhi vogliamo celebrare quest’uomo giusto e sottolineare l’attualità del suo messaggio. Gandhi aveva lottato sempre contro la violenza e non aveva mai avuto paura della morte. Una volta disse: «Se qualcuno mi uccidesse e io morissi con una preghiera per il mio assassino sulle labbra, allora soltanto si potrà dire che ho posseduto la nonviolenza del coraggio» “.

Gandhi aveva 79 anni quando Godse, un fanatico indù, il 30 gennaio 1948 lo uccise con tre colpi di rivoltella. Gandhi si era accasciato sul terreno bagnato dalla pioggia mormorando le semplici parole del perdono: «He Rama! (Oh, Dio !). Disposto a morire per l’unità e la pace del suo popolo, aveva intrapreso un ultimo digiuno per porre fine ai massacri tra indù e musulmani a New Delhi. C’era riuscito ma pagò subito il prezzo dell’intolleranza estremista.

Per tutta la vita, Gandhi aveva cercato il metodo giusto ed efficace per opporsi alle ingiustizie e alle violenze dei dominatori inglesi che sfruttavano il suo popolo. Era sicuro della vittoria della nonviolenza. Nella sua autobiografia definisce questa ricerca “i miei esperimenti con la verità”.

Di fronte all’alternativa tra la facile e passiva rassegnazione di tutto un popolo o la ribellione violenta, Gandhi ha dimostrato storicamente che una terza via è possibile per conseguire il proprio fine di liberazione dalle ingiustizie e dalle oppressioni.

Chiamò il suo metodo Satyagraha, che significa “forza della verità”, e in Occidente viene chiamato, in forma meno precisa, Nonviolenza. Ha mostrato come, per chi sente la responsabilità di lottare, contro ogni tentazione di fuga, rassegnazione, passività, e persino viltà, la nonviolenza è possibile ed è l’unica eticamente consentita.

Un riconoscimento importante del valore della “nonviolenza attiva” di Gandhi è venuto di recente anche dal Papa. Nel suo messaggio del 1° gennaio 2017 (50a Giornata Mondiale della Pace) Papa Francesco ha invitato a resistere alla tentazione della violenza, auspicando che la nonviolenza «possa diventare lo stile caratteristico delle nostre decisioni, delle nostre relazioni, delle nostre azioni, della politica in tutte le sue forme». Il riferimento a Gandhi è esplicito: «la nonviolenza praticata con decisione e coerenza ha prodotto risultati impressionanti».

A Vicenza la Casa per la Pace, istituita dal Consiglio comunale di Vicenza nel 1993 per promuovere una cultura di pace e di nonviolenza, è un centro aperto a tutti i cittadini che promuove iniziative ed è aperto a collaborazioni con tutti coloro che condividano i valori della pace, della nonviolenza, del rispetto dei diritti umani e dell’incontro fra persone e culture.