Ognuno di noi produce dati in continuazione. Dagli acquisti che effettuiamo online ai post sui social network, dalla geolocalizzazione tramite smartphone alle fidelity card, dalle “strisciate” della carta di credito alle app che scarichiamo, fino alle informazioni raccolte dai wearable quando facciamo sport.
I cosiddetti Big Data vengono prodotti, nella nostra società, in ogni momento e ovunque, anche se non ci facciamo caso. Naturalmente, non solo le persone, ma anche e soprattutto le aziende, gli enti, le istituzioni producono dati. Cogliere questo fenomeno può costituire un concreto vantaggio per le imprese che, prima di altre, sappiano destreggiarsi all’interno dell’enorme mole di informazioni a disposizione.
Tuttavia sono poche, in Italia, quelle già pienamente consapevoli dell’esistenza, del valore e della complessità dei Big Data.
Secondo l’indagine del Gruppo Adecco “I Big Data e le professioni del futuro”, condotta su oltre 300 referenti aziendali in Italia e presentata in occasione dell’omonimo convegno presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, appena 2 aziende su 10 hanno una conoscenza approfondita del tema Big Data. In parallelo, solo il 20% degli intervistati ha dichiarato che progetti legati ai Big Data siano già stati sviluppati nell’azienda in cui lavorano.
Emerge quindi non solo una scarsa consapevolezza del tema in sé, ma anche e soprattutto del valore economico che i Big Data possono apportare all’interno delle organizzazioni aziendali.
Un valore che può tradursi a livello produttivo, di business e di scelte strategiche. Limitata la consapevolezza anche in merito a quali siano le aree aziendali potenzialmente più impattate dai Big Data: la maggior parte degli intervistati ha risposto “Area commerciale” e “Area marketing”, sottovalutando però l’ambito “produzione”.
Invece, digitalizzazione e interconnessione sono parole chiave della cosiddetta quarta rivoluzione industriale, la quale dovrebbe condurre a una produzione quasi del tutto automatizzata, all’interno di uno scenario in cui i Big Data (insieme all’Internet of Things, al cloud computing, alla stampa 3D e alla robotica) svolgono un ruolo cruciale.
Diventa fondamentale allora, per uno sviluppo coerente di profili adeguati, una partnership tra chi deve formare i professionisti e chi li assumerà (come confermato anche dal 73% degli intervistati), al fine di orientare il pacchetto formativo accademico e di anticipare, intercettandole, le necessità del mercato del lavoro. Ill Gruppo Adecco si impegna ad avvicinare il mondo della scuola e quello professionale in un dialogo produttivo e trasparente. Con i progetti di alternanza scuola lavoro (il Portale dell’Alternanza, TecnicaMente e, a breve, Digitalmente, realizzato dalla società specializzata Modis Italia) è possibile cogliere le direttive del mondo professionale e indirizzare le scelte dei professionisti di domani.
Raccogliere i dati non è sufficiente: bisogna afferrarne le potenzialità – tra analisi predittive, algoritmi e lungimiranza – e trasformarle in opportunità concrete e scelte efficaci. In altre parole, dichiara Andrea Malacrida Country Manager di Adecco Ittalia, occorre capire come valorizzare i dati e che uso farne. È questo che, nel tessuto economico e sociale e nel mercato del lavoro, può fare la differenza.