Roberto Ciambetti: “oblio e retorica da non sottovalutare, per non dimenticare”
Redazione27 Gennaio 2017Eventi, VenetoCommenti disabilitati su Roberto Ciambetti: “oblio e retorica da non sottovalutare, per non dimenticare”
Il Presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti, nel dibattito a Palazzo Ferro Fini in occasione dell’incontro ‘Il Veneto, l’Ebraismo e la Shoah: una riflessione verso il Giorno della Memoria’, ha sottolineato come “la riflessione sulla Shoah deve essere una questione quotidiana, in quanto condivide le preoccupazioni di chi vede delinearsi nella nostra società, da una parte una singolare e probabilmente non casuale tendenza all’oblio, dall’altra, una sorta di professionismo della memoria, cioè una retorica vuota e vana che rischia di inquinare anche le celebrazioni ufficiali. Ecco, oblio e retorica, entrambi pericoli che non possono essere sottovalutati, e l’unico modo che abbiamo per contrastarli è una forte azione culturale, come stiamo facendo oggi con questo momento celebrativo”.
Per Ciambetti “siamo chiamati a contrastare l’istinto alla rimozione che allontana dalla coscienza eventi, ricordi, analisi che mettono a disagio e provocano dolore e una intima vergogna: attorno alla Shoah, alle Leggi Razziali, ma anche alle pulizie etniche (pensiamo alle Foibe), il meccanismo di rimozione è lampante. Certo, è difficile fare i conti con la Shoah, a causa del male incommensurabile che ha provocato. Anche se va sottolineato come ci fu anche chi seppe opporsi al male: in ambito veneto, splende il nome di Giorgio Perlasca, che ha salvato numerose vite umane. Sono quindi onorato di avere qui con noi oggi la ‘Fondazione Giorgio Perlasca’, che è venuta a portare la sua testimonianza, e colgo l’occasione di ringraziare Franco Perlasca e quanti con lui si impegnano nel perpetuare la memoria del padre spiegando ai giovani cosa fu la Shoah”.
Il Presidente del Consiglio regionale esorta “a riconquistare la nostra memoria anche se ci pone davanti vicende e domande inquietanti: sappiamo bene che stermini e pulizie etniche non si fermarono con la conclusione del Secondo Conflitto Mondiale, anzi. Ma occorre impegnarsi affinché la Storia non abbia a ripetersi”.
Paolo Gnignati, Presidente della Comunità ebraica di Venezia, ringrazia “la Regione Veneto per aver da sempre dimostrato massima attenzione ed impegno sui temi fondanti la Shoah, nella consapevolezza che la memoria dei tragici fatti accaduti, non solo è funzionale per una corretta interpretazione degli eventi contemporanei, ma è fondamentale per progettare un futuro migliore. Mi fa piacere rimarcare poi come, se è vero come è vero che tantissimi sono stati gli ebrei vittime della deportazione e dell’eccidio, è altrettanto vero che grazie all’impegno e al coraggio degli italiani questo tragico numero è stato in qualche modo contenuto: dietro ad ogni ebreo salvato, c’è stato infatti un italiano di buona volontà”.
Davide Romanin Jacur, Presidente della Comunità Ebraica di Padova, porta “il saluto della Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, la dott.ssa Noemi Di Segni, che rappresenta, e ringrazia il Presidente del Consiglio regionale Ciambetti per l’invito, ricordando come la data del 27 gennaio è stata sancita per Legge a Giornata della Memoria del tentativo di ‘soluzione finale’ non solo nei confronti del Popolo Ebraico, ma anche di altre parti della popolazione europea”. Jacur ripercorre “la lunga presenza degli Ebrei nel Veneto, fin dall’antichità, con insediamenti documentati già in età romana. A Padova, nel 1027, un primo documento parla della presenza di Ebrei. Dopo la metà del XIV secolo, il Veneto diventa crocevia di incontro tra due riti ebraici ormai diversi, quello askenazita e quello italiano. L’Università di Padova fu unica al mondo per aver accettato studenti ebrei, ammettendoli alla Laurea senza l’obbligo della dichiarazione di fede, dato che la laurea era consegnata dal Vescovo….”. Il Presidente della Comunità Ebraica di Padova spiega come “la costituzione dei Ghetti sia stata in molti casi frutto del compromesso politico tra la componente rappresentata dagli ecclesiastici cattolici e da alcuni membri della nobiltà, che voleva l’allontanamento fisico degli Ebrei dalla città, e la componente pragmatica, rappresentata dal Consiglio dei Dieci e dal potere amministrativo, che voleva poter contare sugli Ebrei per le loro indubbie capacità, soprattutto in ambito economico”. Romanin Jacur sottolinea come “molti sono stati gli epiteti utilizzati per dimostrare avversione verso gli ebrei: antigiudaismo, antisemitismo, antisionismo, ciascuno con una determinata origine storica, frutto di motivazioni religiose, culturali, sociali ed economiche da parte di determinate classi sociali interessate ad escludere gli ebrei dalla società”. Il rappresentante della Comunità Ebraica di Padova ritiene “che la Giornata della Memoria può continuare ad avere senso ed utilità culturale solo se, messe da parte le emozioni e usando la razionalità, vengono spiegate le ragioni storiche, sociologiche ed antietiche che portarono all’eccidio degli ebrei, sforzandosi di comprendere la Shoah senza negare colpe e responsabilità storiche, affinché il futuro possa conoscere una società in grado di difendersi da ogni sopruso e violenza”.
Franco Perlasca “ricorda la figura del padre Giorgio, un uomo ‘giusto’ che salvò molti ebrei, e spiega l’impegno e il lavoro della Fondazione che porta il suo nome”. Per Perlasca “è doveroso ringraziare tutte le persone che, al di là dell’appartenenza religiosa, ideologica e politica, si sono impegnate per salvare vite umane; i giovani devono ricordare quanto accaduto di tragico nel passato per avere gli strumenti per opporsi, in futuro, ad analoghe violenze affinché la Storia non si ripeta”.
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